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E Bodega legge al Senato l'elenco dei 21 partiti imbarcati da Monti...

QUELLA LISTA DI BODEGA. Lecco – Colpo di teatro in aula a Palazzo Madama, con il senatore lecchese Lorenzo Bodega che ha sciorinato la lunga lista di partiti e partini imbarcati nella coalizione di Mario Monti. Il governo, infatti, poggia sull'incredibile numero di 21 sigle: lo ha calcolato il parlamentare leghista, in occasione della fiducia all'esecutivo sul cosiddetto decreto milleproroghe.

COLPI DI FIDUCIA. L'ex sindaco di Lecco ha protestato lamentando che "la conversione in legge di questo decreto di proroga termini venga raggiunta a colpi di fiducia al governo. Parliamo di un esecutivo - ha aggiunto - che, appena lo scorso 17 novembre, in quest'aula esibiva una maggioranza di 281 sì contro i 25 contrari della Lega Nord. E alla Camera ben 556  deputati rispondevano ai desiderata dei criptici circoli a cui il premier ha legato il proprio nome. Un governo, dunque, sostenuto da una folla di parlamentari e da una ridda di sigle". Nonostante il consenso bulgaro, Monti non disdegna, ha accusato Bodega, di "ricorrere al voto di fiducia, ovvero barattare il consenso con la conservazione delle poltrone parlamentari".

AMPIO VENTAGLIO. Il vicepresidente del gruppo leghista a Palazzo Madama ha quindi elencato le forze politiche appartenenti alla coalizione di maggioranza. "Le ricordo tutte - ha detto - perchè mi piace sciorinare questo ampio ventaglio da prima Repubblica su cui poggiano le fortune dell'innovatore Mario Monti: Pdl, Pd, Udc, Fli, Idv, Apl, Radicali italiani, Mpa, Fareitalia, Pid, Forza del Sud, Noi Sud, Io Sud, Pli, Pri, Liberaldemocratici, Ad, Psi, Uv, Aut. Lib. Dem., Maie. Inutile dire - ha aggiunto riferendosi a Bersani e Berlusconi - che tanto ardita impalcatura poggia soprattutto sulle colonne cosiddette Ber-Ber, dalla semi-omonimia dei due leader inciucianti".

PERSONAGGI DELLA SCUOLA. Bodega ha quindi sottolineato come solo la Lega sia rimasta fuori dall'ammucchiata, "rifiutando di appecoronarsi intorno ai personaggi della scuola e dell'alta burocrazia imposti come salvatori della patria". "Davvero - ha proseguito - ci fosse stata una simile necessità di uomini della Provvidenza, personalmente avrei guardato alla piccola e media impresa padana, al laborioso mondo delle partite Iva di successo, dove operano i veri tecnici che reggono il paese coi fatti e non a chiacchiere".

PER NULLA EMERGENZIALE. A dire dell'esponente leghista, "sino all'avvento del senatore Monti, la situazione italiana non appariva per nulla emergenziale: ancora, infatti, non si scontava il repentino effetto depressivo causato sull'economia nazionale e sulla propensione al consumo dai perniciosi provvedimenti di questo esecutivo. Al contrario, l'operato responsabile e qualificato della precedente coalizione governativa aveva consentito al paese di passare indenne, per anni, attraverso i venti di crisi che flagellavano altre nazioni".

SELLA E MUSSOLINI. L'ex sindaco di Lecco ha poi affondato il suo attacco mettendo ancora una volta in discussione l'immagine "salvifica" di Mario Monti. "Anche il nuovo obiettivo del pareggio di bilancio, peraltro conseguito in tutta la storia italica solo da Quintino Sella e Benito Mussolini, sembrava - ha ricordato il senatore lecchese - potersi conseguire senza svenare i contribuenti. Basti pensare che il pacchetto di misure varate dal governo Monti vale 30 miliardi lordi, mentre le manovre realizzate dal 2008 a oggi valgono la bellezza di 265 miliardi. In totale si tratta di 295 miliardi ed il governo Berlusconi vi ha contribuito per nove decimi. Ne risulta che l'ultima manovra, quella del salvatore d'Italia, contribuisce al pareggio di bilancio appena per un decimo. Gli altri nove decimi - ha concluso - derivano dalle manovre messe in campo dall'esecutivo sostenuto dalla Lega e dal centrodestra da 3 anni a questa parte".

Nella foto: scorcio dell'aula del Senato. 

20 febbraio 2012