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Lecco celebra Nicolò, patrono poco buonista: distribuiva mele e sberle

Lecco (Lècch) - Come ogni 6 gennaio, Lecco celebra il suo amatissimo patrono san Nicolò. In tempi di buonismo, e di preti che ripudiano persino il Presepe, si ricordano le mele offerte dal santo vescovo ai bambini ma si dimenticano le maniere forti usate con gli eretici.

San Nicolò, infatti, non fu soltanto una figura bonaria, bensì un vescovo rigoroso e molto lontano dal moderno ecumenismo del dialogo e dell'accoglienza con tutti. Come Gesù che cacciò a frustate i mercanti del tempio, anche l'allora vescovo Myra in Licia (oggi Demre, città della Turchia) passò alle vie di fatto per espellere qualcuno.

Durante il Concilio di Nicea del 325, infatti, san Nicolò prese a sberloni il monaco e teologo Ario, il quale sosteneva che Gesù fosse "un po' meno divino" del Dio padre, mettendo così in discussione la consustanzialità trinitaria, cioè che Padre, Figlio e Spirito Santo sono una cosa sola. La teoria di Ario venne venne condannata come eretica. Il monaco fu scomunicato, mentre Nicolò salì alla gloria degli altari e ancora oggi è venerato (anche) dai lecchesi.

La statua d'oro di san Nicolò nella basilica di Lecco, dopo il recente restauro.

6 dicembre 2018