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Gesù profugo? Bufala storica e religiosa. E non fu neanche clandestino o migrante economico

Lecco (Lècch) - L'ultima invenzione a spese della verità riguarda la pretesa appartenenza di Gesù Cristo, e della Sacra Famiglia, alla categoria dei profughi, degli stranieri, degli immigrati. Gesù, raccontano, fu un povero migrante che nacque in una capanna, e un profugo perchè costretto ad espatriare per sfuggire ad Erode.

Innanzitutto, la famiglia di Gesù non può essere classificata come povera: Giuseppe, dignitoso falegname, viveva del proprio lavoro e non di assistenza sociale. Quindi non si tratta di migranti economici, anche perchè la Sacra Famiglia era diretta da Nazareth a Betlemme, luogo di nascita di Giuseppe, per assolvere agli obblighi del censimento, dovere di cittadini dell'impero romano, disposto per decreto al tempo di Cesare Augusto.

Se Gesù nacque in una mangiatoia fu perchè, spiega il Vangelo, nell'albergo a cui erano diretti non trovarono più posto. Una nascita che, tuttavia, è simbolo della perfetta povertà in spirito, richiesta a tutti i cristiani di qualsiasi condizione. Dopo il censimento, Gesù e i suoi avrebbero fatto ritorno a Nazareth. Dunque nessuna migrazione: solo un viaggio per meri motivi burocratici.

Esclusa dalla semplice lettura del Vangelo la figura del "Gesù migrante", appare privo di fondamento anche il parallelo col profugo che chiede ospitalità ad un altro Stato per salvarsi la vita (circostanza invero poco frequente tra i cosiddetti asilanti dei giorni nostri). Sappiamo che, nato Gesù, l'Angelo apparve in sogno a S. Giuseppe per dirgli di fuggire in Egitto e salvare il Bambino da Erode. Dunque, la Sacra Famiglia si trasferisce dalla Palestina all'Egitto, entrambe province romane.

In sostanza, Gesù e genitori non aspirano a stabilirsi altrove e terminato il pericolo tornano indietro; non mirano a godere di un trattamento particolare in virtù della loro condizione; non rappresentano un potenziale pericolo a causa delle loro credenze religiose; non vengono mantenuti da nessuno e non fanno il gioco di nessuno; si spostano da una provincia all'altra del medesimo Impero romano a cui appartenevano.

Il parallelo con gli odierni profughi o con i clandestini non trova, dunque, alcun aggancio nella vicenda di Gesù e l'aspetto più sorprendente della diffusione di questa bufala riguarda l'insospettata ignoranza del Vangelo in un paese cristiano, che consente ai manipolatori ideologici di taroccare in chiave politica persino la vita del Redentore. E, ancor più dell'ignoranza, sgomenta che personaggi oggi ai vertici della Chiesa promuovano questa falsificazione.

Giulio Ferrari

28 dicembre 2018