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Tanto Internet fa male: disturbi mentali, danni alla vista e persino la pelle invecchia prima

Lecco (Lècch) - Il bisogno di "postare" assiduamente su Internet fatti, commenti e reazioni sovente nasconde e alimenta la malattia mentale. Per la precisione, l'attitudine malsana ai comportamenti ripetitivi è denominata Doc, Disturbo ossessivo compulsivo.

Casi tipici di Doc sono quelli del giocatore d'azzardo o del tossico, incapaci di staccarsi dalla propria dipendenza, ma anche quello di chi controlla più volte di aver spento il gas o la luce prima di uscire di casa, per non parlare delle manie a sfondo sessuale o persecutorio.

Oggi si scopre che ad incanalare e diffondere questo genere di disagio esiste uno strumento senza pari: si tratta di internet, coi suoi risvolti "giornalistici" e social, che sembrano fatti apposta per ripetere infinite volte gli stessi meccanismi, obbligando chi si lascia prendere dal gorgo virtuale a tornarvi infinite volte, per pubblicare o leggere, attendere i riscontri, contare i "mi piace" e le condivisioni a cui affida una puerile gratificazione, oppure replicare a improvvisati avversari.

Nell'insieme, un sistema ansiogeno che in soggetti predisposti può causare danni psichici significativi, o accentuare i problemi preesistenti, falsando la percezione della realtà con l'attribuzione agli spazi social di un'importanza eccessiva e di un'incidenza sul pensiero altrui che, in realtà, non si verifica. Circostanze che emergono da diversi studi specialistici trovando una clamorosa conferma nella notizia dell'autentico boom delle cliniche sorte negli Stati Uniti per curare le vittime di disturbo compulsivo originato da Internet.

Nasce dunque una nuiova specialità sanitaria: la disintossicazione da Internet, perchè quando si trascorrono ore navigando in rete si può favorire l’insorgere di attacchi di panico, ansia, depressione, oltre a sviluppare una percezione distorta e maniacale della realtà. Ma non è tutto. L'abuso di Internet può mettere a repentaglio, oltre a quella mentale, anche la salute fisica, agevolando disturbi visivi e persino l'invecchiamento precoce.

Una ricerca recentemente pubblicata su Ophtalmology attesta l'aumento in maniera esponenziale di malattie della vista, in particolare la miopia. Lo studio, condotto a livello europeo, ha accertato il dato uniforme di un aumento del difetto di diottrie tra i ragazzi europei che usano le nuove tecnologie, rilevando percentuali di miopia sino a 1 soggetto su 4.

Risulta che a "far male" sia soprattutto la scuola, dove oggi sembra che sia irrinunciabile l'utilizzo di video e affini. Risultato: a salvarsi dalla "epidemia" di miopia sono i giovani che hanno la fortuna di smettere di studiare prima dei 16 anni, dedicandosi ad un'attività lavorativa dove non vengono impiegate strumentazioni informatiche.

E Pc, tablet e smartphone sono anche accusati di invecchiare precocemente chi ne fa uso: le ricerche scientifiche confermano una chiara relazione tra il tempo passato su social e siti e l'insorgere o il progredire di rughe e doppio mento sul viso nonchè della perdita di tono della pelle. Il fenomeno, conosciuto con il nome di digital aging, è in crescita con la diffusione di un uso ossessivo di Internet. Le onde elettromagnetiche, infatti, aumentano la temperatura dei tessuti biologici, soprattutto quelli ad elevato contenuto d’acqua come la pelle, innescando il processo d’invecchiamento cutaneo.

Così, se compaiono rughe in viso o un accenno di doppio mento, il colpevole potrebbe essere il computer ben più che l'età o le trasgressioni alimentari. Siamo di fronte al fenomeno del “digital aging”, come riporta "In a Bottle" (www.inabottle.it), documentando il rapporto tra tecnologia e idratazione. Secondo recenti studi scientifici, il danno riguarda le proteine del collagene: alla pelle in questo modo viene meno la struttura portante. Insomma, se davvero Internet è un irrinunciabile frutto del progresso, conviene prenderlo a piccole dosi.

Giulio Ferrari

3 ottobre 2018