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Prediche lecchesi: quell'erronea settimana per l'unità dei cristiani

Lecco - Cari lecchesi, la settimana che si conclude è stata per me fonte di grande imbarazzo. Nelle chiese, com'è usanza dei tempi post-conciliari, si è pregato per la cosiddetta unità dei cristiani e vorrei ringraziare quei sacerdoti e quei fedeli che si sono astenuti dal farlo. Come rivolgersi al Signore, tramite l'orazione, per negare ciò che il Signore ha stabilito?

UNA SOLA CHIESA. Gesù Cristo fondò una sola Chiesa, ne attribuì il reggimento a un solo Pastore, a lei sola conferì le chiavi dei Cieli e degli Inferi. La Dottrina, poggiante sul Vangelo, ha stabilito come Una, Santa, Cattolica e Apostolica la Chiesa di Cristo, il Dio fattosi uomo. La Chiesa cattolica, dunque, è una per definizione; è già il frutto dell'unità dei credenti. Del tutto erroneo sostenere il contrario. Così sant'Agostino potè ricordare ad eretici e scismatici che la vera Chiesa di Cristo, come non viene infettata dal peccato dei suoi figli (in quanto Santa), neppure appare frazionata dalle lacerazioni della sua veste (in quanto Una). Orbene, chi prega per l'unità dei cristiani presume che, in difetto di quelle umane adesioni, il Corpo mistico di Cristo sia in qualche misura imperfetto poichè disgregato. Imperfezione che, ritenuta come tale, pregiudicherebbe il compito precipuo della Chiesa, ovvero condurre alla meta della salvezza i seguaci di Cristo a conclusione della loro corsa terrena. Per scongiurare che si affermi tale enormità, la Dottrina ha sancito il principio dell'Extra Ecclesiam nulla salus: fuor dalla Chiesa, nessuna salvezza.

ORGOGLIOSAMENTE ESTRANEO. Dunque, chi a cagione della propria pertinacia si pone orgogliosamente come estraneo alla Chiesa, ovvero rigetta in tutto o in parte il bimillenario deposito della fede, si allontana dalla sequela del suo divino Fondatore. In tale contesto, l'ut unum sint evangelico si rivolge a chi è già nella Chiesa, affinchè si raggiunga e mantenga la perfetta comunione, e non può essere preso a preteso del moderno ecumenismo verso chi è fuori dalla Chiesa perchè ne respinge il Credo. Ancora sant' Agostino ci aiuta a capire: "In molti punti concordano con me, in qualcuno solamente discordano; ma per via di questi pochi che li dividono da me, è per loro del tutto inutile esser d’accordo con me in tutto il resto". Che senso hanno allora queste iniziative di preghiera, maturate nel postconcilio del Vaticano II e a dispetto di una consolidata Dottrina, di collaborazione con chi si pretende cristiano rifiutando i fondamenti cattolici?

LA VERA CARITA'. Ecco, cari lecchesi, la fonte del mio imbarazzo: questo rispetto umano, che induce alcuni ad edulcorare l'amara realtà, a non professare per intero la verità, è davvero carità? Il medico pietoso, si dice, fa la piaga cancrenosa. Qual è l'autentica bontà, la sola premura per il prossimo che si smarrisce: la correzione fraterna, che il Vangelo ci impone, o confermare l'errante nell'errore? Duemila anni di tradizione cattolica ci offrono la risposta e ci dicono come comportarci con chi è fuori dalla barca di Pietro. Forse pregare con loro riconoscendo di fatto e, duqnue, legittimando le cosiddette chiese sorelle, come avviene nella Settimana per l'unità dei cristiani? "L’unione dei cristiani si può ottenere solo favorendo il ritorno dei dissidenti alla sola vera Chiesa di Cristo, che un tempo hanno avuto la sventura di abbandonare", insegna invece Pio XI. Aggiunge altresì quel grande Papa: "Desideriamo che salga a Dio la supplica comune di tutto il corpo mistico, vale a dire di tutta la Chiesa cattolica affinché tutti gli sviati entrino al più presto nell’unico ovile di Gesù Cristo".

Padre Gervaso

29 gennaio 2012