Il presidente Mattarella e l'inesistente potere di bocciare un ministro scelto dal premier
Lecco (Lècch) - di Giulio Ferrari. Ci mancava questa curiosa novità: un presidente della Repubblica italiana (che non è Stato presidenziale) scopre l'insospettata potestas di bocciare o promuovere i ministri del nascituro governo legittimato dal voto popolare.
Tale facoltà non affonderebbe insinuanti radici negli statuti del Regno d'Italia bensì, sostiene un vociante nugolo di volonterosi costituzionalisti emancipati dai datati testi d'ordinanza, si desumerebbe da una lettura papale-papale della carta fondamentale del Belpaese.
L'inedita prassi consiste nel raccattare le parole di un articolo della Costituzione come se si trattasse di un regolamento da boccette, senza soppesarne il significato nel contesto dell'intero ordinamento ovvero delle specifiche funzioni complessivamente assegnate al presidente della Repubblica.
Veniamo all'articolo "incriminato": (art. 69, co. 1, lett. c) "il Presidente della Repubblica nomina e revoca gli altri membri del Governo (su proposta del Primo Ministro). Al di là di una lettura a pappagallo, nello spirito della Costituzione la funzione presidenziale di nomina e revoca appare puramente simbolica, concepita per attribuire una particolare legittimazione all'atto (del premier) che assegna o toglie un incarico di assoluto rilievo per l'intera nazione.
Il rapporto meramente formale che si instaura tra presidente e primo ministro, tra l'altro, si evince perfettamente poco più avanti nello stesso articolo (art. 69, co. 1, lett. f) laddove si afferma che "il Presidente della Repubblica emana i regolamenti del Governo e può chiederne il riesame; se il Governo lo approva nuovamente, il regolamento deve essere emanato". Ovvero, l'azione dell'esecutivo è superiore all'intervento del presidente, il quale, rispettando la reiterata manifestazione di volontà del Governo, prende atto e si tira indietro di fronte a chi è investito della sovranità popolare.
Nello spirito costituzionale, dunque, il presidente non contrasta l'azione del Governo, anzi le attribuisce comunque un alto avallo, persino quando non la condivide. Dopo mezzo secolo di Costituzione, solo di fronte al "rischio" di un governo sgradito alle oligarchie Ue si è scoperta un'altra verità.
28 maggio 2018