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Sicurezza, il “modello meratese” va applicato su tutto il territorio lariano

Tra quell'Isola felice d'un tempo, terra senza la macchia della paura, e l'attuale Caienna popolata di criminali dovrebbe passarci il mare. Invece, nell'epoca degli incontri ravvicinati del pessimo tipo, il melting pot della delinquenza ce lo abbiamo a casa nostra: dietro l'angolo buio come nel box, appena sollevata la tapparella della camera da letto o forzata la cler del negozio... Il genere di rendez-vous che lasciano il segno, spesso nel corpo, e il rimpianto di non avere tra le mani la sputafuoco di Tex Willer. C'è poco da ridere, con questa marmaglia in trasferta lariana che sta andando ogni giorno più vicino all'omicidio.

GUARDIA BASSA. Le coltellate menate al giovane barista di Colico e le sprangate inferte al cinquantenne di Garbagnate potevano finire in tragedia se l'angelo custode non ci avesse messo una mano (anche un buon pugno nel caso del colichese). Per non parlare dei rischi corsi dalle vittime (si racconta di narcotizzati nel sonno) dei colpi in casa, spesso e volentieri consumati in Valsassina, dove soprattutto un paesone qual è Ballabio continua ad essere bersaglio prediletto delle scorrerie criminali. E mai che la guardia venga alzata a dovere.

CONTENDERE FISICAMENTE. Prevenire, in questo caso, significa contendere "fisicamente" il terreno ai lestofanti. Ovunque abbondano telecamere, di qualche utilità, al massimo, a fatto compiuto. Ma le strade, troppo spesso e specialmente nelle ore cruciali, appaiono abbandonate alla legge del cattivo come le desolate lande del selvaggio west. Diversa la tendenza nella Brianza lecchese, dove la compagnia dei carabinieri di Merate ha deciso di battere il territorio di giorno quanto di notte, anzi, forse più di notte che di giorno, come perlatro vorrebbe la logica del maggior pericolo. I risultati sono eloquenti. In tre settimane i militari hanno intercettato 5 bande sventando altrettanti colpi, recuperando refurtiva e auto rubate.

IL PASSAPAROLA. Ormai tutti hanno capito che il Lecchese è entrato nel mirino di gruppi numerosi, territorio appetibile com'è. Ci sono bande di zingari italiani, cosiddetti sinti, in trasferta dal Piemonte (li hanno beccati in Valsassina con la refurtiva in macchina) e di stranieri d'ogni risma che hanno adocchiato il bengodi. Par d'intuire il passaparola, così da aspettarci un aumento delle trasferte criminali: diventa necessario che i responsabili della sicurezza dei cittadini facciano proprio il "modello meratese" messo in campo con gli esiti che stiamo vedendo.

ORGANICI E FAVOLE. Andare in giro, significa far capire ai malintenzionati che qui non è aria, che le loro imprese diventano rischiose. L'esempio che viene dai carabinieri di Merate andrebbe colto al volo e senza più accampare scuse, a cominciare dalla faccenda degli organici sottodimensionati. Generalmente si tratta d'una favoletta bella e buona, visto che, in rapporto alla popolazione, le forze di polizia italiane risultano complessivamente di gran lunga superiori per numero di addetti alla media europea. Che cambi, semmai, l'impiego dei tutori della legge, a cominciare da quanto avviene in molti Comuni.

SCARTOFFIE E PANTOFOLE. E' inammissibile che gli uffici di Polizia locale chiudano i battenti all'ora dell'aperitivo. Com'è inaccettabile che agenti municipali armati e obbligatoriamente addestrati all'uso delle armi, passino il giorno tra le scartoffie e la sera in pantofole. Il prefetto continua, praticamente inascoltato, ad esortare le amministrazioni comunali a collaborare tra loro per la sicurezza dei cittadini: tre paesi limitrofi di modeste dimensioni, ad esempio, possono facilmente mettere assieme una forza pubblica di 5 agenti, in grado di organizzare anche turni di vigilanza notturna del territorio comune. Certo, è un sacrificio che i sindacalisti della Cgil non capiranno, ma neppure si può pretendere che allo scoccare delle emergenze (finanziarie o criminali) siano sempre e solo i cittadini a pagare.

Giulio Ferrari

17 dicembre 2011