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Confindustria di Lecco all'attacco contro le chiusure della Ss 36

Lecco (Lècch) - Confindustria Lecco e Sondrio insorge contro le chiusure della Strada Statale 36, interessata in questo periodo da lavori che continueranno anche per le prossime settimane. Il presidente Maggi contesta le modalità degli interventi e invoca un sistema viabilistico che consenta il collegamento diretto fra Valtellina e Valcamonica.

LE ESIGENZE. Troppi disagi per il territorio causati dalle dalle chiusure della Statale 36. E gli industriali rimarcano che «le modalità vanno meglio calibrate tenendo conto anche delle esigenze del mondo produttivo».

COLLEGAMENTO DIRETTO. «Più di una volta abbiamo sottolineato, anche in tempi recenti, che la Statale 36 non può restare l’unica via d’accesso alla Valtellina. Le attività produttive ne risentono in modo significativo e non è possibile pensare che su di esse continui a pesare questo vincolo. Per questo motivo riteniamo necessario ed urgente lo sviluppo del sistema viabilistico Valtellinese con un collegamento diretto fra Valtellina e Valcamonica», sottolinea il presidente di Confindustria Lecco e Sondrio, Giovanni Maggi.

CALIBRARE MEGLIO. «Capiamo bene che alcuni lavori di sistemazione della Strada Statale sono necessari - gli fa eco la vicepresidente dell’associazione Cristina Galbusera - tuttavia si possono calibrare meglio le modalità, tenendo in particolare conto anche del fatto che sul territorio ci sono imprese che devono essere messe nelle condizioni di continuare a lavorare. Le aziende sono un patrimonio del territorio, fonte di occupazione e benessere: rispettare anche le esigenze del mondo produttivo è nell’interesse di tutti».

TRAFORO DEL MORTIROLO. «La Valle si deve necessariamente aprire con una nuova via di accesso alternativa - conclude Maggi. Abbiamo avuto modo di constatare, soprattutto in tempi recenti, l’aumentare dell’attenzione sul tema del Traforo del Mortirolo da parte delle istituzioni: speriamo che ben presto si giunga a decisioni concrete ed all’azione, per risolvere quello che per il territorio sta diventando un problema di impatto sempre più difficile da sostenere».

Al centro della foto: Giovanni Maggi.

27 maggio 2016