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Fiumelatte, quei pesci nati nell'incubatoio

Varenna (Varena) - Marco De Marchi, proprietario dal 1925 di Villa Monastero a Varenna e studioso, realizzò a Fiumelatte un incubatoio finalizzato al ripopolamento ittico del Lago di Como. Un gruppo di persone, adulti e bambini, ha avuto l'interessante opportunità di visitare l'edificio.


VISITA GUIDATA. Sabato 21 maggio si è svolta una visita guidata all’incubatoio di Fiumelatte organizzata dalla Provincia di Lecco in collaborazione con la Struttura Caccia e Pesca della Regione Lombardia.

LA FECONDAZIONE. I partecipanti hanno avuto l’eccezionale possibilità di osservare da vicino le attività di riproduzione e di incubazione della fauna ittica lariana, dalla fecondazione delle uova all’immissione dei pesci nel lago. Sono state illustrate le varie fasi della piscicoltura e le tecniche d’avanguardia impiegate, sviluppate grazie a una costante ricerca scientifica mirata ad approfondire la biologia della fauna del Lago di Como, a mettere a punto innovative tecniche di allevamento e a incrementare le popolazioni di pesci.
 
POSTI ESAURITI. «La visita all’incubatoio di Fiumelatte - commenta il presidente della Provincia di Lecco, Flavio Polano - ha entusiasmato adulti e bambini, stimolando curiosità e interesse. I posti disponibili per la visita, limitati per la tipologia e le caratteristiche della struttura, sono andati subito esauriti; pertanto sarà nostra cura ripetere questa esperienza alla ripresa dell’attività dell’incubatoio».
 
RIPOPOLAMENTO. Nella prima metà del Novecento Marco De Marchi, proprietario dal 1925 di Villa Monastero a Varenna, realizzò a Fiumelatte, in un edificio già adibito a fabbrica di vetri soffiati, un incubatoio finalizzato al ripopolamento ittico del Lago di Como, in sintonia con i suoi ampi interessi di ricercatore e di studioso. Nel 1927 De Marchi donò l’edificio alla Società Lombarda per la Pesca e l’Acquicoltura per l’allestimento di un grande centro di piscicoltura.

LA RICERCA. Dopo la sua morte nel 1936, l’incubatoio venne donato allo Stato italiano, con la precisa volontà testamentaria di mantenerlo in funzione quale centro destinato ad aumentare la pescosità del Lario. L’attività della struttura è stata assicurata in successione dall’Istituto italiano di Idrobiologia, dal Consorzio provinciale di tutela della pesca e dalla Provincia di Como fino a quando, dopo alcuni anni di abbandono, la Provincia di Lecco è entrata in possesso dell’immobile e ha iniziato un progetto di recupero finalizzato al consolidamento strutturale, alla realizzazione di locali a uso foresteria e laboratorio e al ripristino del sistema di captazione dell’acqua dalla sorgente e dal lago. L’incubatoio è anche un importante centro per la ricerca sull’ittiofauna.
 
Nella foto: la visita all'incubatoio.
 
24 maggio 2016