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Macchè trivelle, hanno assassinato il referendum salassando i cittadini sull'acqua potabile

Lecco (Lècch) - L'argomento trivelle non ha appassionato i lecchesi? Di primo acchito lo si potrebbe pensare apprendendo che sotto il Resegone la percentuale dei votanti si è fermata a poco più del 29%, contro il già desolante 31,20% nazionale.

CRUDELE STORIA. La questione, tuttavia, va oltre la consapevolezza, maturata o meno, della posta in gioco con le trivellazioni marine. Il fatto è che anche sul Lario pare valga il "acca' nisciuno è fesso" dei partenopei. I lecchesi, infatti, hanno subìto gli aumenti tariffari più alti della loro crudele storia di contribuenti dopo il referendum vittorioso sulla cosiddetta "acqua di tutti", che avrebbe dovuto cancellare dalla faccia del Belpaese privatizzazioni e speculazioni. Una beffa: qui, nell'ultimo decennio, il costo del servizio idrico ha avuto un progressivo incremento pari ad oltre il 180% e una famiglia di tre persone spende, mediamente, quasi 360 euro l'anno in acqua potabile.

MASOCHISMO. A questo punto, mettersi pecoronescamente in fila ai seggi avrebbe comportato una aperta confessione di masochismo che non tutti si sono sentiti di palesare. Come dire che il referendum è stato assassinato dai mercanti di acqua ed ora occorrono nuove regole per rimetterlo in vita. Il quorum del 50% degli elettori, probabilmente, resterà un ricordo dei tempi passati. Forse sarebbe il caso di copiare il sistema svizzera, dove l'esito referendario è sempre valido a prescindere da quanti si rechino a votare. Tenendo comunque presente che se si vota sì è sì e no se è no, piaccia o non piaccia ai facoltosi padroni dello Stato.

Giulio Ferrari

19 aprile 2016