Invia articolo Stampa articolo
Fragomeli (Pd) spiega perchè ama le trivelle

Lecco (Lècch) - Sul referendum del 17 aprile si registra la naturale posizione filogovernativa di Gian Mario Fragomeli, deputato lecchese del Pd. Il parlamentare piddino difende la strategia dell'astensione, non scelta che che potrebbe far fallire il referendum, impedendo il raggiungimento del quorum dei votanti. 

TRE SCELTE. «Voglio esprimere la mia convinzione che le scelte di voto - afferma Fragomeli - possono essere tre: il voto contrario, quello favorevole oppure l'astensione. Anche quest’ultima, infatti, è una modalità "tecnica" a cui si può ricorrere allo scopo di mantenere la legge in questione nelle condizioni in cui si trova attualmente, ovvero come è stata opportunamente modificata nel corso degli ultimi due anni».
 
66 CONCESSIONI. «Veniamo ora al merito della questione - prosegue -. Stiamo parlando di 66 concessioni estrattive, di cui 21 riservate a trivellazioni effettuate entro 20 km circa dalle coste italiane, principalmente nel Mare Adriatico centro-settentrionale ma anche nell'offshore di Calabria e Sicilia. Si tratta di concessioni, rilasciate negli anni ’70, riservate soprattutto all’estrazione di gas. Per oltre la metà di esse, la scadenza è prevista nel corso dei prossimi 4 anni».

CONCRETEZZA. «All’atto pratico quindi - e applicando un doveroso principio di concretezza - dal momento che questi impianti già esistono, ritengo essere più che ragionevole continuare ad  utilizzarli, nel modo più efficiente e produttivo, fino ad esaurimento avvenuto e senza, con questo, rinunciare ad una moderna transizione verso l’utilizzo di energie alternative maggiormente sostenibili che purtroppo, evidentemente, non potrà avvenire dall’oggi al domani».
 
LE GARANZIE.
Premessa che serve a Fragomeli per esprimere il proprio No al quesito referendario. «Contrarietà che - afferma -desidero comunque puntualmente motivare: esistono già norme le quali, grazie anche alle conversioni di legge dello "Sblocca Italia", assicurano garanzie ambientali in caso di rilascio di nuove autorizzazioni; la Legge di Stabilità 2016 ha già cancellato la possibilità di effettuare nuove trivellazioni nelle aree marine, in un raggio di circa 20 km, anche per quanto riguarda i procedimenti in corso (ovvero le istanze presentate o ancora in istruttoria ma non ancora concluse). In questi ambiti sono fatti salvi solo i titoli abilitativi già rilasciati per la durata della vita utile del giacimento: non è perciò vero che “continueranno a trivellare le nostre coste” in quanto stiamo parlando solo di impianti già esistenti».
 
L'OCCUPAZIONE. E ancora: «Il Governo, nel suo operato, ha tenuto conto anche di ragioni industriali, legate soprattutto all'impatto economico e occupazionale di questi impianti: i posti di lavoro (per prima cosa), la dipendenza energetica, la riduzione di investimenti e fatturato. E' del tutto fuorviante - conclude Fragomeli - piegare la discussione sul referendum del 17 aprile ad uno scontro tra "chi è a favore delle trivelle" e "chi è a favore delle rinnovabili". Piuttosto è necessario portare avanti con determinazione il disegno complessivo della Strategia Energetica Nazionale, in sintonia con gli impegni europei: il Pacchetto Energia 2030 e l’Accordo di Parigi».

9 aprile 2016