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Ballabio, serata in dialetto: un successo

Ballabio (Balàbi) - Sala consiliare di Ballabio strapiena non solo nello spazio del pubblico, con gli organizzatori costretti a utilizzare anche le sedie dei consiglieri per far accomodare i presenti, alcuni dei quali sono rimasti in piedi ad assistere alla serata dedicata al dialetto: un vero successo l'incontro di sabato scorso, che ha avuto per protagonista il libro di Alberto Scaioli, "I Puesij del Bertu".

IDENTITARIA. «Ieri sera - ha dichiarato il sindaco Alessandra Consonni - abbiamo avuto la dimostrazione di come la cultura identitaria rappresenti un solido legame fra tradizione e futuro della nostra comunità».

LA REGIA. Il pubblico è rimasto letteralmente affascinato dalla lettura delle belle poesie in lingua locale recitate dallo stesso autore e da Antonio Colombo, che ha curato la traduzione italiana nell'opera, accompagnate dai sottofondi musicali del maestro Alberto Minonzio al pianoforte. Perfetta la "regia" organizzativa della Pro Loco, presieduta da Enrico Pissavini, e di particolare significato l'introduzione affidata al consigliere comunale Domenico Scala il quale ha sottolineato il «dinamismo del dialetto che si mantiene vivo giungendo da tempi lontani», possedendo in sè un alto valore culturale.

CONDIVISIONE. Applausi e apprezzamento da parte del pubblico, presente in prima fila anche il parroco don Giambattista Milani, nella generale consapevolezza che a Ballabio la tutela e valorizzazione della cultura popolare conoscerà altri importanti momenti di condivisione. Qui, DI SEGUITO, l'intervento del sindaco in sala consiliare.

«Il mio benvenuto - ha detto Alessandra Consonni - e un grazie ai presenti e grazie soprattutto agli organizzatori di questa serata, che ha come cuore dell'incontro il nostro dialetto, e che voglio definire a pieno titolo incontro culturale. Lo so, che tra i luoghi comuni più banali vi è l'associazione tra dialetto e ignoranza, ma credo che l'ignoranza sia proprio alla radice di una simile equazione. Il nostro idioma locale, in quanto variante della lingua lombarda, non è una parlata da trogloditi, al contrario presenta una grammatica davvero complessa, fatta di declinazioni, complementi e di tante di quelle regole da riempire un voluminoso manuale».

«Certe lingue straniere, direi, appaiono molto meno accademiche del nostro dialetto, molto più semplicistiche, sicuramente meno ricche e vivaci. Cosa manca al nostro dialetto per avere la stessa dignità di una lingua nazionale? Max Weinreich, insigne linguista tedesco nato alla fine dell'800, scrisse che una lingua nazionale non è altro che un dialetto con un esercito. Oltre alla assenza di un esercito che imponga il dialetto lombardo nelle sue varianti, oggettivamente le nostre lingue locali scontano un altro pesante limite: la scarsità di una produzione scritta».

«Personalmente ricordo il bellissimo dizionario milanese-italiano pubblicato nel 1896 tra i Manuali Hoepli, curato da Cletto Arrighi, al secolo Carlo Righetti, giornalista, politico e scrittore italiano, tra i massimi esponenti della corrente letteraria detta della scapigliatura. Anni fa ho avuto anche la fortuna di imbattermi in un ottimo lavoro moderno, la grammatica milanese-italiana. Nè mancano i grandi scrittori vernacolari lombardi, come il conosciutissimo Carlo Porta, ma queste lingue, ancora relativamente diffuse nelle nostre comunità locali, nell'uso comune difficilmente vanno oltre il parlato. Si sconta, forse, l'antico retaggio lombardo, per cui l'aristocrazia, che sapeva scrivere, usava il francese, mentre il popolo, il dialetto».

«Si capisce bene, allora, l'importanza di una testimonianza scritta della nostra lingua, specie di un dialetto circoscritto a un piccolo gruppo come la variante ballabiese, e dobbiamo essere grati al nostro concittadino Alberto Scaioli per questo eccezionale contributo che offre alla cultura popolare. Leggere e rileggere questi versi, ricchi del fascino di un tempo passato e di sentimenti così attuali, permetterà a tanti come me di migliorare la conoscenza e la sensibilità per le cose che, in fondo, più contano. Grazie all'autore di questo libro e a chi vi ha collaborato, per queste pagine che ci parlano con la voce dei nostri avi e ci legano più saldamente alla storia e al presente della nostra comunità. Buon ascolto».

Nella foto: parte del pubblico.

2 marzo 2016