Invia articolo Stampa articolo
Predica lecchese per San Nicolò: “Il buonismo non è la vera carità”

Lecco - Cosa ci è rimasto, al giorno d'oggi, della religione cattolica? Lo capiremo confrontandoci con le parole di padre Gervaso, un anonimo sacerdote ligio alla dottrina della Chiesa di sempre, quella che ha forgiato l'ardore dei grandi santi, la civiltà dei "secoli cristiani", la rettitudine dei nostri padri. Iniziamo la serie delle "prediche lecchesi" riproponendone una a suo tempo già pubblicata sul sito Diario di Ballabio, l'anno scorso nel medesimo periodo.

(di padre Gervaso) Cari lecchesi, i giorni che portano al Natale sovente si accompagnano a due cattive condotte che, specie in questo periodo, deturpano la nostra bella fede cristiana: trattasi del consumismo e del buonismo.

LUCE DELL'UMILTA'. Quanto al primo, il consumismo, basti osservare come il Re dei re, il Redentore, il Dio si fece uomo offrendosi al mondo nella luce dell'umiltà. Consideriamo quanto il Natale della Mangiatoia sia distante da quello nostro: quei regali che dovremmo fare per ricordare i doni dei Magi al divin Bambinello... è Gesù che celebrano o la nostra vanità? E se questo primo vizio è assai riconoscibile alla nostra coscienza, il secondo, il buonismo, risulta più insidioso perchè più dell'altro si maschera dello spirito natalizio.

INDEGNO DI LUI. Quanto altruismo male indirizzato, quanta indebita indulgenza, quanto languido sentimentalismo ci allontano dalla corretta carità cristiana che è amare il prossimo sì, ma solo e sempre per amore di Dio! Il Signore, nel Vangelo, ammonisce che chi ama qualcuno più di Lui, non è degno di Lui. Orbene, la carità, per piacere a Dio, deve essere ordinata a due inscindibili fattori: la Sua maggior gloria e il bene del prossimo. Quanti, dunque, si mostrassero benevoli nei confronti di nemici della nostra fede o della nostra civiltà o della comunità, compirebbero della falsa bontà, piuttosto trattandosi di comportamento riprovevole.

BONTA' CONTRO DIO. Tale condotta di effimera bontà priva del suo vero scopo, prende l'appellativo di buonismo. Occorre, difatti, tenere a mente che certa pretesa bontà può essere fatta "senza Dio", persino contro di Lui (quanto filantropismo laicista intende orgogliosamente onorare l'uomo al posto del suo Creatore!), e per tali ragione deve apparire riprovevole agli occhi del buon cristiano. Così, l'allora vescovo di Como Maggiolini, dotto e prudente, redarguì i padri Somaschi che avevano aperto l'oratorio alla preghiera dei mussulmani, pubblicamente bollandoli come "tonti". Questi sconsiderati, per una falsa bontà, si spinsero temerariamente sino a favorire gli adepti di una credenza che da secoli ci minaccia e causa lo spargimento di sangue cristiano, e che offende il Dio Uno e Trino, disconoscendo la divinità di Gesù.

OBBLIGHI DEL CRISTIANO. Come deve condursi, dunque, il cristiano per essere buono senza contaminarsi col buonisno? Il Vangelo ci ammaestra a perdonare al nemico e fargli bene, la Dottrina della Chiesa da sempre ci illustra quali obblighi discendano al buon cittadino da questo dovere. Innanzitutto occorre il discernimento: distinguere cioè tra i nostri nemici personali e quelli di Dio e della comunità. In due casi soli, spiega S. Tommaso, possiamo senza peccato non amare il nemico: il primo, quando detto nemico fosse cittadino di cattiva coscienza e di condotta pericolosa e pessimo esempio. In tal caso, non solo non è opportuno amarlo bensì occorre desiderarne la punizione o l'allontanamento, e questo (si badi bene!) non per suo odio e inimicizia propria, ma per il bene pubblico.

PRIMA CARITAS. Il secondo caso, è quando si vedesse che nell'aiutare il prossimo (che è ciascuno, anche la persona avversa, per vincolo della carità) si portasse pericolo a sè stessi, cioé danno grave nella persona propria. In tal caso non si è obbligati ad un simile altruismo, poichè prima caritas incipit a se ipso (la prima carità comincia da sè stesso). Solo in questi due casi non siamo tenuti ad aiutare il prossimo, ma in ogni altro è d'obbligo farlo e pregare per lui, e non facendolo si peccherebbe mortalmente. Buono e Santo Natale a tutti.

6 dicembre 2011