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Ondata di autismo in Lombardia: dal Lecchese un piano di difesa

IN CRESCITA L'AUTISMO. Lecco - Si registra una autentica ondata di autismo in Lombardia, a partire dagli ultimi anni. «Se nel 2000 l’autismo colpiva un bambino su 700, oggi ne tocca uno ogni 150 e in alcune stime anche di più», informano Nostra Famiglia e Istituto scientifico Medea. E l'istituzione di Bosisio Parini vara un piano per affrontare l’esponenziale incremento dei casi.

PERCORSO. Punta di diamante del piano è il progetto Noah (New organization for autism healthcare), un nuovo percorso rivolto a bambini autistici, il cui presupposto è la continuità di cura dall’ospedale al territorio. Tra le risposte: diagnosi a partire dal 18° mese, interventi frequenti e tempestivi nelle prime fasi e coinvolgimento della famiglia e della scuola.

BISOGNO CLINICO. «Il nuovo modello organizzativo - spiegano dal Medea - intende far fronte ad un bisogno clinico e riabilitativo emergente: se nel 2000 l’autismo colpiva un bambino su 700, oggi ne tocca uno ogni 150 e in alcune stime anche di più. Inoltre, in considerazione della loro gravità, pervasività e cronicità, i disturbi dello spettro autistico determinano - nei bambini che non hanno ricevuto adeguato trattamento - una sequela di conseguenze che, nei casi più gravi, comporta isolamento e mancata inclusione sociale».

LA DIAGNOSI. Allo stato attuale la cura dell’autismo rientra nell’area indistinta della riabilitazione, “tarata” sulle disabilità conseguenti ad un evento traumatico, che prevede 5 ore di trattamento a settimana per bambino: nell’autismo, invece, goal dell’intervento terapeutico e riabilitativo sono una diagnosi precoce, già a partire dal 18° mese, e interventi frequenti e tempestivi durante le prime fasi dello sviluppo, unica finestra temporale dove è possibile incidere positivamente sull’evoluzione della patologia (entro i 6 anni di età è possibile una uscita dalla diagnosi tra il 3 e il 20%, secondo alcuni lavori usciti in letteratura).

PERCORSO. Il nuovo percorso adottato al Medea e alla Nostra Famiglia, anche in tempi di spending revew e “senza maggiori oneri per la finanza pubblica” (come recita la legge 134 sull’autismo di quest’anno), prevede interventi con un intensità decrescente a scansione semestrale dal momento della diagnosi fino all’ingresso nella scuola primaria: si parte con 8 ore settimanali di interventi ambulatoriali basati sulle tecniche di derivazione Aba di ultima generazione - quelle con maggiore efficacia e rispetto della dinamiche evolutive, come confermato da una recentissima rivista internazionale (ottobre 2015) - applicate tempestivamente dopo la diagnosi da un’équipe di psicologi, educatori, logopedisti e neuropsicomotricisti. Il modello prevede la presenza “in box” di genitori e di operatori della scuola dell’infanzia, in relazione alle fasi cruciali di sviluppo, per trasferire alle figure maggiormente a contatto con il bambino le competenze necessarie che ne facilitino la positiva evoluzione.

INTEGRAZIONE. La presa in carico prosegue poi con un processo di integrazione socio-sanitaria durante la scuola primaria, cui si accompagna un simmetrico percorso di coinvolgimento del contesto socio-famigliare del bambino, che ha un effetto moltiplicatore del trattamento e della sua efficacia. Il tutto in linea con le evidenze scientifiche e con le linee guida per l’autismo, all’interno del Servizio sanitario nazionale. A copertura parziale dei costi del nuovo modello di intervento, La Nostra Famiglia destinerà una parte dei fondi del 5x1000.

COLLABORAZIONI. A regime, nei 7 centri di riabilitazione della Nostra Famiglia presenti in Lombardia coinvolti nel progetto (Lecco, Bosisio Parini, Carate Brianza, Ponte Lambro, Como, Sesto San Giovanni e Castiglione Olona) saranno seguiti 224 bambini tra i 2 e i 6 anni con un percorso a intensità decrescente e 280 bambini della scuola primaria con una presa in carico di tipo socio-sanitario, per un totale di circa 500 bambini nei territori delle Ats della Brianza e dell’Insubria. «Il nostro primo obiettivo - commenta Francesca Pedretti, direttrice regionale dei centri lombardi de La Nostra Famiglia - è la continuità di cura: per questo svilupperemo collaborazioni con le Agenzie per la tutela della salute e con le Aziende socio sanitarie territoriali. Un problema così grande e urgente non può essere risolto in solitudine da nessuno».

Nella foto: sala giochi a La Nostra Famiglia.

8 marzo 2016