Invia articolo Stampa articolo
Lecco, le Foibe e il Ricordo: quei sinistri sofismi e i bastoni nei genitali delle ragazze

Lecco (Lècch) - Il Giorno del Ricordo, di per sè, è fonte di tristezza e vergogna. Tristezza per la sorte di 15mila innocenti, vittime della "pulizia etnica" compiuta dai partigiani comunisti del famigerato maresciallo Tito: uomini, ma soprattutto donne e bambini torturati, seviziati, violentati, legati tra loro col filo di ferro e gettati nelle voragini carsiche (le foibe), spesso da vivi. Vergogna, perchè ci volle mezzo secolo, prima che si spezzasse l'omertà di regime imposta su quell'orrore.

SDEGNO. Suscita, dunque, ancor più sdegno apprendere che a Lecco, per offrire il tributo doveroso (il Giorno del Ricordo è sancito dalla legge 30.3.2004, n.92) alle vittime della barbarie, la sinistra senta il bisogno di compiere preventivamente una «severa riflessione sulle colpe del fascismo», per dirla con le parole del sindaco Virginio Brivio. Che, appunto, afferma: «Accanto al ricordo, che celebriamo oggi, della sofferenza degli italiani per gli orrori delle foibe ha trovato spazio negli anni anche una severa riflessione sulle colpe del fascismo, che ci ha consentito di trovare con l’altra sponda dell’Adriatico una nuova e più profonda sintonia, frutto del riconoscimento delle reciproche responsabilità e fondamento di impegno consapevole per un futuro di vera pace».

QUANDO MAI? Ma si è mai sentita una cosa simile? Quando mai, per commemorare le vittime di una barbarie, si cavilla intorno a veri o presunti (in questo caso, assai presunti) soprusi che avrebbero subito gli aguzzini? Ma come reagiremmo se prima di onorare le vittime dell'Olocausto, un'autorità pubblica si mettesse ad elencare i pretesi torti causati dagli ebrei alla popolazione tedesca? Ma vi pare, ad esempio, che qualcuno possa tirare in ballo le "responsabilità" del disastro economico che affamò la Germania durante la repubblica di Weimar, e che i nazisti imputarono ai banchieri ebrei, collegandole all'odio tedesco verso gli ebrei e alle sue nefaste conseguenze? Ma che follia sarebbe questa?

NULLA DA SPIEGARE. Non c'è nulla da spiegare per le ragazze italiane violentate da intere bande di partigiani e gettate ancora vive ad agonizzare nelle foibe: la barbarie è barbarie, nient'altro da aggiungere, oltre alle lacrime per la ferocia compiuta da crudeli assassini, istruiti da un'ideologia diabolica che ha seminato morte e oppressione in tutto il mondo col pretesto di elevare il proletariato. Cosa c'entra, sindaco Brivio, la «severa riflessione sulle colpe del fascismo» con quello che venne fatto a una ragazza come Norma Cossetto, splendida e innocente studentessa, vittima di una infamia praticata su migliaia di altre donne e fanciulle?

AZEGLIO CIAMPI. Riporto la motivazione con cui il 22 dicembre 2005, l’allora presidente della Repubblica italiana Azeglio Ciampi conferì a Norma Cossetto la medaglia d’oro al merito civile alla memoria: «Giovane studentessa istriana, catturata e imprigionata dai partigiani slavi, veniva lungamente seviziata e violentata dai suoi carcerieri e poi barbaramente gettata in una foiba». Questo potrebbe bastare, ma voglio essere più esplicito, pubblicando i verbali di quell'orrore, documentato anche dalle deposizioni di alcuni di quegli assassini, che vennero catturati e giustiziati: «Nella notte dal 4 al 5 ottobre 1943, rinchiusa dai partigiani di Tito nella ex caserma dei Carabinieri di Antignana, fu fissata a un tavolo con legature alle mani e ai piedi e violentata per tutta la notte da 17 partigiani. Venne poi gettata nella foiba con un pezzo di legno conficcato nei genitali». E, orrore nell'orrore, ecco quanto accadde al padre della ragazza, Giuseppe Cossetto e al genero, Mario Bellini, che i misero alla ricerca di Norma e furono a loro volta catturati dai partigiani: le braccia legate con del filo di ferro, vennero gettati vivi nella foiba di Treghelizza a Castellier di Visinada, i loro corpi saranno recuperati il 4 novembre successivo.

IL VERBALE. E proseguo con il verbale del comandante dei Vigili del fuoco di Pola, Mario Harzarich: «Sceso nella voragine, dopo molte fatiche e grande pericolo per il continuo franare di terra e massi delle pareti, fui scosso, alla luce violenta della mia lampada, da una visione irreale. Stesa per terra con la testa appoggiata su un masso, con le braccia stese lungo i fianchi, quasi in riposo, nuda, giaceva una giovane donna (era Norma Cossetto, ndr). La prima esplorazione effettuata nella foiba di Surani era stata compiuta esattamente il giorno 9 dicembre 1943. La mattina del 10 dicembre venne iniziato il lavoro di recupero delle salme. La signorina Cossetto venne estratta dalla foiba per quarta; e, dopo 7 ore e 30 minuti di permanenza internamente alla foiba, vennero, dopo tremendi sforzi e mille pericoli, estratte 12 salme. Tutte avevano le mani legate con del filo di ferro, molte erano legate a coppie».

A PIENE MANI. Intorno alla tragedia di Norma Cossetto, dei suoi cari, delle tante migliaia di istriani, fiumani e dalmati assassinati nelle foibe, non da oggi certa sinistra, attingendo a piene mani alla propaganda slava, cerca di elaborare delle responsabilità che, di fatto, sminuiscano quelle abominevoli che gravano sui partigiani slavi. Ma basta pensare alle picche conficcate nei genitali delle ragazze stuprate e gettate nelle voragini carsiche, per capire come nessuna «severa riflessione sulle colpe del fascismo» potrà restituire a quei mostri la dignità di esseri umani. Piaccia o non piacca ai falsi moderati e «all'altra sponda dell’Adriatico».

Giulio Ferrari

Nella foto: Norma Cossetto

2 febbraio 2016