Invia articolo Stampa articolo
Lecco e i profughi: Prefettura “garante”. Ma l'Ue è “allarmante”

Lecco (Lècch) - Incide pesantemente sulla fiducia verso le "accoglienti" istituzioni del Belpaese la procedura d'infrazione europea contro l'Italia, accusata da Bruxelles di non identificare correttamente gli aspiranti rifugiati. E pesano le ammissioni di politici e addetti ai lavori, e l'allarme della Regione. Così la Prefettura di Lecco sente la necessità di ribadire che i profughi non sono clandestini.

CENSITI. «Attualmente - informa la Prefettura - sono presenti 866 migranti richiedenti lo status di asilo politico, tutti provvisti di permesso di soggiorno, quindi tutti censiti presso la locale Prefettura e Questura, e tutti accolti nelle strutture di accoglienza presenti nei 22 comuni ospitanti».

ULTERIORI. «Di seguito ad alcune dichiarazioni presenti sulla stampa locale e relative alla gestione da parte di questa Prefettura dell’accoglienza dei richiedenti asilo arrivati sul territorio nazionale e locale sia attraverso le operazioni Mare Nostrum e Triton che via terra, si rendono necessari alcuni ulteriori chiarimenti», prosegue la nota della Prefettura.

ULTIMO GRADO. «Lo stato di richiedente asilo comporta - continua la presa di posizione dell'Ufficio territoriale del governo - il diritto di poter impugnare gli eventuali dinieghi della Commissione Territoriale (nel nostro caso quella di Milano) che decide sulla domanda davanti ai Tribunali e Corti d’appello competenti, fino alla Suprema corte di cassazione. Quindi fino all’ultimo grado di giudizio, il richiedente non perde questo suo stato. E’ chiara pertanto la differenza rispetto al cosiddetto “immigrato clandestino”, che arriva sul territorio nazionale senza dichiarare la sua situazione e privo di qualsiasi titolo per poter permanere».

PROCEDURA. Un messaggio rivolto ai politici, specie della Lega Nord, che continuano a considerare, di fatto, clandestini tutti gli extracomunitari introdottisi sul territorio nazionale senza regolare visto e che, sovente, rifiutano di farsi identificare in maniera certa. Situazione peraltro riscontrata anche dagli organismo europei che, a meta di dicembre, hanno avviato una procedura di infrazione contro l’Italia per le inefficienze nella registrazione delle impronte digitali. E lo scorso novembre Gian Mario Fragomeli, parlamentare piddino lecchese, visitando la tendopoli lecchese del Bione aveva ammesso: «Molti profughi non vogliono essere identificati in Italia».

AUTOREVOLI. Varietà di informazioni che motiva i leghisti nell'accomunare asilanti e clandestini. Mentre anche sul piano sanitario, gravi perplessità erano state espresse da fonti autorevoli. Già nel settembre 2014 le segreterie provinciali lecchesi di ben 6 sigle sindacali di polizia (Siulp, Siap, Coisp, Ugl, Consap, Silp-Cgil), avevano diffuso un comunicato in cui, tra l'altro, si affermava che «di sicuro, chi li ha accolti non conosce le condizioni fisiche e non serve un luminare per capire che diverse patologie hanno lunghi periodi di incubazione e quindi sfuggono facilmente al primo controllo medico: un atteggiamento non più sopportabile, di gravissima mancanza di rispetto e di considerazione non solo verso gli operatori, ma soprattutto verso le rispettive famiglie ed anche verso tutti gli altri cittadini».

LA REGIONE. Intanto, lo scorso 10 dicembre, l'assessore alla Sicurezza, Protezione civile e Immigrazione della Regione Lombardia Simona Bordonali ha lanciato un autentico allarme riferendosi alla procedura di infrazione aperta dall'Unione europea contro l'Italia sulla mancanza di certezza nelle identificazioni: «Di fatto abbiamo sul territorio nazionale decine di migliaia di clandestini non identificati, fantasmi che possono essere dovunque senza alcun controllo. Siamo sicuri che tra queste decine di migliaia di clandestini non ci sia nessun potenziale terrorista e nessun delinquente? Ciò che è indiscutibile è che anche l'Europa ha certificato l'inadeguatezza e l'incapacità del governo Renzi». Sin qui la completa esposizione delle prese di posizione. Ma il cittadino, cosa deve pensare?

22 gennaio 2016