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Lecco rivive la grande bellezza del Medioevo

Lecco (Lècch) - Presentato Lecco medievale, sistema di valorizzazione e gestione integrata di beni culturali. Il progetto, cofinanziato da Fondazione Cariplo, nasce da una idea del Parco Monte Barro che ha coinvolto Provincia e Comune di Lecco, parrocchia di Galbiate e di Pescate, l'Istituto nazionale di Bioarchitettura e ha visto la ristrutturazione e valorizzazione di numerosi beni del territorio di epoca medievale.

SISTEMA. La Provincia di Lecco ha sviluppato un sistema integrato volto alla conoscenza e fruizione dei beni risalenti al medioevo con valenza storico-artistica e archeologica, realizzando 7 itinerari di visita inseriti nell’applicazione LeccoApp promossa da Confcommercio Lecco e scaricabile gratuitamente da App Store e Google play per tablet o smartphone (sistema operativo iOs o Android).

SELEZIONE. Gli itinerari di Lecco Medievale nascono dalla collaborazione tra Parco Monte Barro, Provincia di Lecco e Comune di Lecco e prendono spunto dalla singolare concentrazione di beni architettonici, archeologici e artistici di età medievale in area lecchese. Un ricco patrimonio reso fruibile attraverso sette itinerari che partono dal Parco Monte Barro e si diramano sul territorio: • Lecco, Lago e Alta Brianza: Tappe dello Spirito, Fortificazioni, Torri Castelli e Campanili (3 itinerari con 39 punti di interesse). • Valle San Martino, Valsassina e Adda: Tra archeologia e arte, Baluardi della fede e della difesa, Natur’arte (3 itinerari con 45 punti di interesse). • Monte Barro: Storia, natura e cultura (1 itinerario con 9 punti di interesse). Riprende spunti già presenti negli altri itinerari aggiungendo contenuti tipici del Parco indipendentemente dai limiti cronologici prefissati (natura, panorami, storia).

ITINERARI. Gli itinerari riguardano una selezione significativa delle emergenze più rilevanti di età compresa tra l’Alto Medioevo e il Tardogotico. Si tratta in prevalenza di chiese, strutture fortificate e siti archeologici, inseriti in contesti paesaggistici di grande fascino e suggestione, che conservano tracce più o meno consistenti di un passato assai lontano, tutto o quasi da “ri-scoprire”. Il ruolo strategico svolto in passato dal territorio lecchese ha determinato la permanenza di importanti e diffuse tracce fortificate ancora oggi in buona parte fruibili sotto l’aspetto esteticopercettivo.

EDIFICI. Per gli edifici di culto, accanto al più noto complesso di San Pietro al Monte di Civate, esistono altri edifici di indubbio interesse. Per la scultura, insieme ai capolavori rappresentati dalla decorazione plastica di San Pietro al Monte di Civate e dal chiostro di San Nicolò a Piona, si distinguono, nelle decorazioni di portali e finestre, preziosissimi manufatti in pietra e in arenaria. L’intero territorio provinciale è stato in passato interessato dal proficuo operato degli ordini religiosi, in particolare i benedettini, i serviti, gli agostiniani e i francescani presenti, nelle loro varie ramificazioni, con diversi conventi e ospizi.

PITTURA. Pur non essendo numerose le testimonianze di pittura murale di epoca medievale giunte ai nostri giorni, si segnalano, oltre al grandioso ciclo di Civate, vari affreschi disseminati negli oratori campestri sulle sponde del Lago, in Valsassina, in Valvarrone, in Val Muggiasca, in Valle San Martino e in Brianza. Talvolta sono cicli più articolati (come nella chiesa di Santa Margherita a Casargo o nella chiesa di Santa Margherita a Monte Marenzo/Torre de’ Busi); più spesso si tratta di figure singole di Santi e Sante, Madonne in trono e Pietà che rivestono un notevole interesse ai fini della storia devozionale. Tra le rare testimonianze di soggetto profano spicca il pregevole ciclo tardogotico recentemente scoperto nella Casa del Pellegrino a Civate.

CATALOGAZIONE. I beni inseriti negli itinerari proposti non esauriscono ovviamente la totalità dei beni architettonici, storico-artistici e archeologici di epoca medievale che insistono sul territorio lecchese. La selezione dei beni è stata effettuata da un gruppo composto dall’Ente capofila (Parco Monte Barro) e dagli Enti aderenti con il supporto scientifico di Giovanna Virgilio, storica dell’arte ed esperta nella catalogazione dei beni culturali.

21 febbraio 2016