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Lecco, “antifascisti” imbrattano oratorio

Lecco (Lècch) - Imbrattatori "antifascisti" in azione a Lecco contro l'oratorio di San Giovanni: qui, giovedì sera, si sarebbe dovuta svolgere una raccolta fondi di beneficenza, in solidarietà alle popolazioni del Donbass, la regione al confine tra Ucraina e Russia dove si sta combattendo una guerra civile.

TESTIMONE. Vittorio Rangeloni, detto Vinka, un lecchese che si trova in quelle zone come reporter e che sta organizzando gli aiuti umanitari in loco, sarebbe stato in collegamento via Skype per portare una testimonianza concreta di ciò che sta succedendo in quel territorio.

MINACCE DI MORTE. «Purtroppo però ci siamo trovati di fronte al fatto che la madre degli idioti è sempre incinta: nella notte, alcuni sbandati, che si credono depositari della verità e della giustizia - affermano gli organizzatori della serata, Alberto Andreotti di Orizzonte Ideale e Marcello Berera del Coordinamento Solidale per il Donbass - hanno imbrattato, con insulti e minacce di morte, i muri dell'oratorio dove si sarebbe dovuta svolgere l'iniziativa». Questo il tenore delle scritte: «Chi ospita i fascisti è fascista», «Vinka muori».

INIZIATIVA RINVIATA. Alla fine gli organizzatori hanno deciso di togliere dall'imbarazzo il prete. «Dopo un incontro con il parroco, intimidito con metodi che tanto ricordano quelli mafiosi, si è deciso di comune accordo che sarebbe stato il caso di rinviare l'iniziativa». «Ora - aggiungono Andreotti e Berera -, vandalizzare un luogo di aggregazione sociale che mette semplicemente a disposizione una sala, già denota il livello di queste "persone"».

ASILI E ORFANOTROFI. Un po' di vernice su un muro non dovrebbe spaventare nessuno, ma il gesto è odioso. «Ciò che più ci amareggia, al netto delle "minacce" nei nostri confronti che ci lasciano del tutto indifferenti, è che qualcuno si permetta di intimidire e utilizzare i metodi della paura e della violenza per impedire un'iniziativa di raccolta fondi benefica, per comprare cibo e coperte a asili e orfanotrofi in quella regione martoriata dalla guerra».

NUOVA DATA. Quindi l'appello. «Se vogliamo continuare a chiamarci Paese civile non possono essere accettate né tollerate intimidazioni per impedire eventi di questo tipo. Chiediamo quindi alle istituzioni, al questore Ioppolo, al prefetto Baccari e in particolare al sindaco Brivio di sostenerci nell'organizzare un'altra raccolta fondi: perché la violenza non uccida la solidarietà. Nonostante tutto - concludono Andreotti e Berera - non ci fermiamo: nei prossimi giorni verranno comunicati la nuova data e il nuovo luogo dell'evento».

30 ottobre 2015