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Battazza e l'amico di Pescarenico: quel morto non c'entra con lo stadio

C'era un tipo di notizie che neppure si davano. Almeno, le si scriveva in punta di dita, con sommessa discrezione. Niente titoloni, solo toni e collocazioni bassi dell'articolo, nomi e circostanze velati dal pietoso riserbo. Parce sepulto. Risparmia il morto, ammoniva quel residuo di civiltà che, in qualche modo, ci hanno trasmesso.

AMBITO INVALICABILE. E se la fine stessa prende necessariamente posto tra gli avvenimenti della vita che si traducono in notizie, il meccanismo dell'informazione escludeva dal racconto quelle morti penose, le umane tragedie di comuni mortali, che appartengono all'ambito considerato invalicabile della personale sofferenza. Il massimo grado della riservatezza era quello riconosciuto al suicida e ai suoi cari. Altri tempi.

IL SOSPETTO. Da sempre il nostro lago restituisce alla umana pietà i corpi dei poveretti che non ce l'hanno fatta a sostenere il peso quotidiano della propria esistenza. Proprio il suicidio, come l'incidente, è la "ipotesi più accreditata" che circola a spiegare la tragedia dell'uomo trovato senza vita sabato, tra le alghe di Pescate. Il sospetto esiste: la vittima era vestita da capo a piedi, scarpe comprese, e non sapeva nuotare.

GHIOTTA NOTIZIA. In certi casi può bastare un sospetto a suggerire discrezione. Ma il destino ha voluto che tra i primi ad accorgersi del cadavere nel lago vi fosse Angelo Battazza, figura popolare nel giro calcistico locale. E che il personaggio noto conoscesse il morto. Ghiotta notizia? Noi ci vediamo solo il dramma particolare di un uomo, la storia di un invalido che conduceva una malagevole esistenza. Una vicenda tutta sua, che non doveva "finire" allo stadio.

Giulio Ferrari

17 luglio 2011