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Profughi a Lecco: confermato l'allarme lanciato dai poliziotti

Lecco (Lècch) - A 6 mesi dalla clamorosa "rivolta" contro la Prefettura di Lecco, i poliziotti trovano conferma del loro allarme: un rapporto di Save the Children evidenzia come diversi Paesi del Terzo mondo da cui provengono immigrati e profughi presentino «sistemi sanitari deboli», tanto da far ritenere «probabile che un’epidemia possa diffondersi attraverso i confini internazionali, con effetti catastrofici».

A RISCHIO. L’epidemia di Ebola in Liberia, insieme a Sierra Leone e Guinea, è costata già 9.000 vite e ha richiesto una straordinaria risposta internazionale che ha contribuito a contenerla. Ma, documenta Save the Children, «sono 28 i Paesi al mondo che hanno sistemi sanitari ancora più a rischio di quello della Liberia», dal punto di vista del contenimento delle epidemie e delle malattie infettive.

LO SCANDALO. «Il mondo si è svegliato di fronte all’epidemia di Ebola, ma ora è fondamentale che si faccia luce anche sullo scandalo dei sistemi sanitari deboli, che rischiano non soltanto di non essere in grado di fermare la diffusione di nuove malattie, ma che contribuiscono anche alla morte di 17.000 bambini ogni giorno, che muoiono perché non riescono ad essere curati da malattie prevenibili, come la polmonite o la malaria», spiega Valerio Neri, direttore generale di Save the Children Italia.

LA MINACCIA. «La popolazione mondiale - rileva l'associazione - è sempre meno stanziale e sempre più in movimento e questo intensifica la minaccia di epidemie di malattie infettive. A questo si deve aggiungere la nascita ogni anno di due nuove malattie zoonotiche, cioè quelle malattie che possono essere trasmesse dagli animali all’uomo: sulla base di questi due elementi, è fondamentale investire in sistemi sanitari più forti per evitare la diffusione di virus che possano diffondersi più velocemente anche di quanto è stato per l’epidemia di Ebola». Una situazionre allarmante nei Paesi che veicolano immigrazione.

SCABBIA E TBC. Situazione che conferma il documento sottoscritto, lo scorso autunno, dalle segreterie provinciali lecchesi di ben 6 sigle sindacali di polizia (Siulp, Siap, Coisp, Ugl, Consap, Silp-Cgil), in cui si leggevano veri e propri capi d'accusa contro le politiche governative sui profughi: «Ci hanno ridotto a un Cie, rischiamo scabbia e Tbc». Scrivevano i poliziotti. E ancora: «Volontariamente si mette a rischio la nostra incolumità e cosa peggiore quella dei nostri familiari e di tutti gli altri cittadini». Per concludere: «Di sicuro, chi li ha accolti ( i profughi, ndr) non conosce le condizioni fisiche e non serve un luminare per capire che diverse patologie hanno lunghi periodi di incubazione e quindi sfuggono facilmente al primo controllo medico».

4 marzo 2014