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Il treno arriva in ritardo? Macchinisti pagati di più!

Lecco (Lècch) - Scoppia lo scandalo dei macchinisti-lumaca: ferrovieri che farebbero arrivare apposta in ritardo i treni per avere buste paga più pesanti. Infatti l'art. 54 del contratto aziendale di Trenord offre ai dipendenti una remunerazione proporzionale alla durata del servizio sui vagoni ferroviari.

IGNOTI. Sotto il regime fascista ci si vantava della puntualità dei treni che spaccavano il minuto, sotto il regime della mala-Italia arrivare in ritardo è motivo di riconoscimenti economici. Intorno a questo meccanismo perverso si profila l'ennesimo scandalo, dopo la denuncia anonima di tre ferrovieri, attivi sulla linea Milano-Cremona-Mantova, che puntano il dito contro ignoti colleghi (una minoranza, secondo i sindacati) accusati di lucrare sui ritardi dei treni.

IL SISTEMA. «Ogni volta che un treno accumula 20 minuti di ritardo, ci fa guadagnare 13 euro», hanno spiegato i macchinisti moralizzatori. Sul banco degli imputati c'è, innanzitutto, il sistema adottato da Trenord che aggancia la retribuzione alle effettive ore di lavoro: alla prima ora viene corrisposto un compenso di 6 euro, alla terza 9, alla quarta 12 euro. A questa scaletta si aggiunge un meccanismo di bonus, con remunerazioni che lievitano per ogni ora di servizio, fino ai 40 euro della settima ora.

POMPA MAGNA. Sulla vicenda scende in campo il M5s Lombardia, con Iolanda Nanni, consigliere regionale e membro della commissione Infrastrutture: «Paradossale - afferma - che, mentre Trenord, non più tardi del 28 gennaio scorso, presentava in pompa magna un programma avente come principale obiettivo la puntualità, si scopra che all'interno del rapporto contrattuale vigente coi dipendenti vi siano articoli, come l'art. 54, che possono indurre lo stesso personale ad adottare comportamenti esecrabili come quello di rallentare la marcia del treno per guadagnare di più».

27 febbraio 2015