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La Lecco triste di Brivio che agli scolari offre fagioli e terzomondo

Lecco (Lècch) - Caro direttore, sono rimasto allibito nel leggere la notizia «Aiuto, gli scolari di Lecco “convertiti” ai fagioli!», dove si parla dei corsi di "educazione alimentare" che il Comune organizza per gli alunni delle scuole dell'infanzia.

Leggo, tra l'altro che, durante questi corsi i bambini verranno educati a mangiare un antipasto, un primo, un secondo, un contorno e un dolce tutti preparati con i fagioli e che «i fagioli "perseguiteranno" gli scolari anche lontano da tavola e fuori da scuola», «con giochi e attività che stimoleranno la loro curiosità e con ricette facili da provare a casa con tutta la famiglia».

Su questo bombardamento di fagioli a me non viene da ridere, come vorrebbe il Corriere di Lecco col titolo che gioca un po' sull'effetto della flatulenza. A me viene una gran tristezza, pensando che per educare i bambini ai sapori nostrani si ricorra ai fagioli, quando c'è una vasta cultura di piatti tradizionali lombardi a cui, ormai, i figli delle nuove generazioni vengono disabituati dalle loro stesse madri, a tutto vantaggio di certa roba (e dico roba...) extracomunitaria, americana compresa.

Ma al di là dei fagioli, che comunque non mettono certo l'allegria di un bel bollito misto o di una cassoeula, i motivi di tristezza in questa città sono ben altri, e sono tutti politici. Ad angosciare è tutta questa Lecco dell'era Brivio, dove si respira un'aria dilagante di minimalismo, forse in onore a quel terzo mondo che è sbarcato qui da noi, con grande gioia di quella parte politica a cui appartiene il sindaco.

Paolo

4 febbraio 2015