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Lecco, i “preti 007”: girano in incognito

Lecco (Lècch) - Nel Lecchese si contano circa 250 sacerdoti, eppure in giro non se ne vedono mai. Stanno nelle catacombe? No, girano in incognito, mimetizzandosi tra la gente, come agenti segreti. Di seguito, le riflessioni di una lettrice sulla moda dei "preti in borghese" che fa a pugni col Vangelo e con le leggi della Chiesa.

PRESENZA. Vedere per strada un sacerdote era nell'ordine delle cose in un paese cattolico come il nostro, una testimonianza di presenza cristiana che può far volgere il pensiero a Dio anche al passante fretoloso. Oggi, dei circa 250 ministri di Dio esistenti nel Lecchese, non vi è quasi traccia.

MIMETISMO. E magari non lo sai, ma quel tipo che sembra un idraulico o un impiegato, in realtà è un sacerdote. Sull'onda della desacralizzazione seguita al Vaticano II, anche i preti, come la Chiesa, sembrano ritirarsi, nascondersi, mimetizzarsi, conformarsi alla mondanità. Eppure, il Vangelo e le leggi della Chiesa imporrebbero comportamenti diversi.

IL VANGELO. La necessità che il sacerdote si distingua dal mondo è più volte espressa dal Vangelo, ad es. «Vi mando per il mondo, ma voi non siete del mondo» (Gv. 15,18-21) e «non vi conformate a questo mondo» (Ro. 12, 2). La veste sacerdotale, dunque, diventa un segno di appartenenza a Dio e di rifiuto di sè stessi, del proprio individualismo, cioè del demoniaco peccato d'orgoglio che oggi, invece, assale e conquista anche molti preti e religiosi.

IL CODICE. A questo proposito la Chiesa ha ben codificato questa necessità con le sue leggi. «I chierici portino un abito ecclesiastico decoroso, secondo le norme emanate dalla Conferenza episcopale», can. 284, Codice di diritto canonico, promulgato da Giovanni Paolo II. E ancora: «I religiosi portino l'abito dell'istituto a cui appartengono, quale segno della loro consacrazione e come testimonianza di povertà. I religiosi chierici di un istituto, che non abbia un abito particolare, useranno l'abito clericale a norma del can. 284.

LA CEI. Per la massima precisione: «Salve le prescrizioni per le celebrazioni liturgiche, il clero in pubblico deve indossare l'abito talare (la tonaca sacerdotale, ndr) o almeno il clergyman», Conferenza episcopale italiana, delibere sul Codice di Diritto canonico.

ROLANDO RIVI. A queste regole a cui debbono attenersi i sacerdoti, vorrei aggiungere l'esempio luminoso di amore per la veste sacerdotale offerto da Rolando Maria Rivi, fatto beato da papa Francesco. Si tratta di un seminarista di 14 anni, uno dei non pochi uomini di chiesa ammazzati nel '45 da partigiani stalinisti, che operavano soprattutto nel cosiddetto "triangolo della morte": rifiutò di "imboscarsi" indossando abiti civili e, per la sua tonaca, venne catturato dai comunisti che lo assassinarono dopo tre giorni di torture.

Paola Colombo

Nella foto: Rolando Maria Rivi

18 gennaio 2015