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Riforma Province: la “casta” resta, spariscono solo i servizi ai cittadini

Lecco (Lècch) - Egregio direttore, che la legge di riforma delle province fosse un’operazione infarcita di superficialità e demagogia che avrebbe portato non ad abolire gli enti (atto a cui forse si arriverà dopo la modifica della Costituzione), bensì ad  abolire i servizi per i cittadini e ad aggravare il quadro occupazionale è stato denunciato per tempo e da più parti.

Ora siamo al dunque. Puntuali sono arrivati i problemi denunciati e non perché qualcuno ha gufato, come direbbe il presidente del Consiglio Matteo Renzi. Semplicemente perché la realtà, ostinatamente, rimane quella che è e non cambia con battute ad effetto e attacchi al sindacato, che semplicemente ricorda come stanno le cose. I sostenitori della riforma e la quasi totalità dell’informazione “a reti unificate” hanno fatto credere ai cittadini che con quella legge avrebbero ottenuto miliardi di euro di risparmi con i quali si sarebbero potuti costruire migliaia di asili nido, la semplificazione dei rapporti con la pubblica amministrazione,  il contenimento della “casta” politica.

Tra gli effetti taumaturgici che avrebbe prodotto la legge Delrio mancava solo la resurrezione di Nostro Signore, che forse è proprio la cosa di cui avremmo bisogno, sempre che sia disposto ad aiutarci con un miracolo, liberandoci almeno della demagogia. Lo stuolo di coloro che hanno acclamato la cosiddetta riforma è stato numeroso, ma oggi fra quelli troviamo chi dichiara che “Abbiamo fatto un errore a convincerci, e a convincere, che le Province sono inutili”. Lo dice, per la cronaca, Piero Fassino, sindaco di Torino, prossimo sindaco metropolitano, nonché presidente di Anci, cioè l’Associazione dei comuni italiani, i cui rappresentanti fino a qualche settimana fa gioivano per l’operazione “smantella province”.

Per stare a casa nostra e ricordare il clima del momento, all’indomani dell’approvazione alla Camera del ddl Delrio, il deputato Fragomeli dichiarava trionfalmente il 27 dicembre 2013 non solo che «Il risparmio c’è eccome, perché il decreto “Svuota province” non elimina solo le province ma tutti gli enti decentrati», ma portava l’ottimismo quasi all’estasi quando affermava che «…Ovviamente i costi della politica scompariranno e a livello nazionale saranno cinque miliardi di risparmio. Ma si risparmierà anche sui servizi perché verranno forniti dal migliore offerente soprattutto spariranno anche gli enti decentrati che ormai non hanno più motivo di esistere».

Purtroppo la realtà si intestardisce ad essere diversa. Il disegno di legge di stabilità 2015, infatti, determina i risparmi imponendo tagli lineari alle province, che mandano in dissesto gli enti e impediscono loro di erogare i servizi ai cittadini. La cronaca dall’ultimo consiglio provinciale di Lecco del 27 novembre scorso, come riportata dalla stampa locale, ci ricorda che: «Il taglio ai trasferimenti, o “contributo alle finanze locali” come si chiama ora, dal 2012 ad oggi è stato di 17 milioni di euro. Nei prossimi due anni dovremo versare allo Stato altri 16 milioni, arrivando a 30 milioni. Questo significa rischiare di non poter garantire le funzioni fondamentali, cioè uno stato di dissesto economico. La situazione è buia, l’obiettivo del patto di stabilità peggiora (sul 2014 avevamo previsto di non rispettarlo) e il tutto avrà conseguenze sui comuni».

La realtà che si presenta ai nostri occhi ci dice che la legge Delrio ha privato i cittadini del voto e ha creato confusione su chi deve svolgere le funzioni. Dei risparmi e degli asili nido nemmeno l’ombra. Per l’effetto combinato con il disegno di legge di stabilità 2015, se non verrà corretta, si produrrà non l’abolizione della “casta”, ma i servizi ai cittadini (strade, scuole, ambiente, ecc). Inoltre, ma non in ultimo, i dipendenti provinciali, dei quali si legge ogni giorno di esuberi e licenziamenti e, per fugare i timori ben presenti della perdita del lavoro, non basta dire, come fa il sottosegretario Bressa, che non si tratta di esuberi, ma che «Stiamo definendo la più grande operazione di mobilità di personale della storia della nostra Repubblica».

I lavoratori non comprendono l’enfasi di queste affermazioni e chiedono con forza al Governo e al Parlamento fatti concreti nella direzione di salvaguardare l’occupazione e i servizi. Rinnoviamo l’appello che avevamo fatto un anno fa agli amministratori locali, perché si uniscano ai lavoratori della Provincia nel chiedere ai parlamentari eletti in questo territorio chiare prese di posizione nelle sedi decisionali, affinché siano assicurati il mantenimento dei servizi e l’occupazione, riducendo i tagli delle risorse agli enti e assicurando con norme specifiche la ricollocazione del personale provinciale che dovesse eccedere nei fabbisogni del nuovo ente. Si è in tempo per evitare di dovere sentire ancora che «abbiamo fatto un errore a convincerci, e a convincere, che le Province sono inutili».

Francesco Mazzeo
(Dipendente della Provincia di Lecco e membro della Rappresentanza sindacale unitaria)

2 dicembre 2014