Invia articolo Stampa articolo
Prediche da Lecco/ La vendetta divina e i meriti del Redentore

Lecco (Lècch) - Cari lecchesi, Sant'Agostino osserva che la beatitudine dell'ordine voluto da Dio è tale per cui la deformità della colpa non può sussistere un istante senza la bellezza della vendetta. La suprema giustizia ha i suoi diritti, che sono imprescrittibili; essa non può restare senza aggiustare all'ordine eterno l'azione delle creature libere.

GLORIA DI DIO.  Se faccio il bene, la giustizia divina risponde alla mia azione con le ricompense del merito. A misura che glorifico Dio, io entro a parte delle beatitudini del tempo e dell'eternità. Se, facendo il male, privo Dio della gloria che gli debbo, la giustizia vendica su di me l'ordine violato; e divento soggetto alla pena, nella misura in cui mi rendo suddito dell'iniquità. La giustizia dunque m'impone la penitenza come espiazione del disordine della mia vita.

LA SOFFERENZA. Ma perché la giustizia ricorre alla sofferenza come espiazione della colpa? Il movimento che mi allontana da Dio è un movimento falso verso il piacere creato; e appunto perché voglio godere indebitamente, merito d'essere richiamato all'ordine col castigo: il male è corretto dal suo contrario. Quanto più mi svio e mi volgo verso le delizie sregolate, tanto maggiori tormenti dovrò subire: è la legge del tempo e dell'eternità. Così richiede la giustizia, che bilancia esattamente i piaceri della colpa colle torture della punizione; in modo che la gloria divina, offesa dall'indebito godimento, è riparata dalla dovuta sofferenza.

IL DEBITO. L'uomo infine rende sempre a Dio ciò che gli deve, dice S. Agostino. Se non lo rende facendo ciò che deve, glielo rende soffrendo ciò che deve; tanto da una parte come dall'altra si paga il debito. E la giustizia mai non farà remissione del menomo obolo. Non può sopprimere una pena più di quello che possa sopprimere un merito. La sua inesorabile funzione è di aggiustare esattamente sempre i meriti e i demeriti. Così ogni colpa chiama una pena, ed ogni pena è prima vendicativa, come esige la giustizia; è medicinale poi, almeno secondo i disegni della misericordia.

LA PENA STERILE. Non posso sottrarmi alle esigenze della giustizia, ma posso non corrispondere ai disegni della misericordia. E se, come un condannato, subisco mio malgrado la pena della giustizia, la mia pena è sterile per me, poiché non ripara le degradazioni della mia vita. Al contrario, quando col mio libero concorso, io m'adatto ai disegni redentori, la mia penitenza diventa ad un tempo espiatrice e riparatrice, soddisfa a Dio e purifica il mio essere, toglie il male ed edifica il bene, paga i debiti e crea dei meriti.

NELLA MIA CARNE. Stando così le cose, non è forse per me un punto di supremo interesse sapermi adattare all'opera riparatrice, affinché le esigenze vendicative non siano mai separate dai benefici rinnovatori? Oh, mio Dio, quanto desidero di non espiare da reprobo, ma riparare da eletto! Come arriverò dunque a riparare da eletto? Unendomi alle riparazioni del Redentore.

RIPARAZIONI. Dio volle far misericordia all'uomo, facendosi Egli uomo ed olocausto per i peccati degli uomini che si uniscono spiritualmente al suo sacrificio. Come unirmi a queste riparazioni? Compiendo nella mia carne ciò che manca alle sofferenze di Cristo: i suoi meriti sono come una bevanda, che debbo incorporarmi mediante le pratiche personali di penitenza.

PROVE PURIFICATRICI. Quando so prendere e accettare le prove purificatrici in unione e conformità coi disegni del Salvatore, io compio in me l'opera redentrice, cominciata per me ma non compiuta senza di me. E la posso completare non solo in me e per me, ma anche per gli altri. Perciò S. Paolo, dicendo ch'egli compie nella sua carne le sofferenze di Cristo, aggiunge che lo fa per il corpo intero della Chiesa. Posso così aver la consolazione di fare una penitenza efficace per me e per la Chiesa.

Fr. Antonino

16 novembre 2014