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Predica da Lecco / San Guanella: «Dio insultato da un verme»

Lecco (Lècch) - Cari lecchesi, nella settimana andata è caduta la ricorrenza di un santo così caro al cuore di tanta parte del nostro popolo e, altrettanto, "dimenticato" da coloro che, prima degli altri, del suo insegnamento dovrebbero far tesoro.

SOLO PER AMORE DI DIO. Parlo di San Luigi Guanella, celebrato il 24 ottobre, Santo della carità cristiana per puro amor di quel Dio e di quella religione di cui fu fiero e intransigente alfiere, combattendone i nemici sotto la bandiera dell'antimodernismo, a lui simbolicamente consegnata dal gran papa San Pio X. Un esempio di fermezza e santità, per tutti noi, in questo momento di grande confusione, travaglio e sofferenza della Chiesa. La "predica" di questa settimana, consisterà, pertanto, in alcuni moniti del santo montanaro.

MASSONI, COMUNISTI E LIBERALI. «Ai nostri tempi, coloro che travagliano tanto la religione santissima sono soprattutto i carbo­nari con le loro false dottrine. I cosiddetti carbonari, o franchi muratori, passano altresì, ai giorni nostri, sotto il nome di liberi pensatori, di razionalisti, e più comunemente di mazziniani, di rivoluzionari, di socialisti, di comunisti o di internazionalisti, vero flagello del secolo nostro». A questa accozzaglia, il Santo associa «i liberali cattolici», a pieno titolo nell'empia schiera di coloro che antepongono a Dio l'uomo e i suoi "diritti" mondani. Tali insegnamenti si ritrovano nel suo libretto "Saggio di ammonimenti familiari per tutti, ma più specialmente per il popolo di campagna".

CORREZIONE DEI BESTEMMIATORI. San Guanella correggeva i bestemmiatori. Un giorno, passando per viale Lecco a Como, sentì un uomo proferire una bestemmia. Senza esitare lo afferrò per il collo con le sue grosse mani, intimandogli di ritirare quella bestemmia, cosa che lo sciagurato si affrettò a fare, balbettando parole di scusa. Udendo bestemmie, era solito commentare: «Dio insultato da un verme!», riferendosi alla miseria della condizione umana. San Guanella, energico e schietto, non era affetto dal sentimentalismo che oggi pare aver rimpiazzato la vera fede cattolica: in una sua Casa, sentito un vecchio ricoverato bestemmiare, e per quanto costui fosse decrepito, lo affrontò mostrandogli la porta perchè, disse, chi bestemmia il nome del Signore non è degno di stare nella casa del Signore e di mangiare il pane della sua Provvidenza.

REGOLA DELLE EFFE. Se Don Guanella non conosceva la debolezza del rispetto umano, mancava del tutto nell'indulgenza verso sè stesso, sottoponendosi con virtù eroica a quella che chiamava regola delle F: fame, freddo, fastidi, come via maestra per condividere la Croce di Cristo. Quando, lui ammalato, fu messa mano alla sua stanza, un confratello vi trovò cilici e catene di filo spinato: macchiati di sangue, a segno che usava quei tormenti anche durante la malattia. Cedeva ogni cosa, non di rado il lenzuolo e anche il materasso, ai poveri che aveva accolto, viveva miseramente lasciando al prossimo anche quanto gli sarebbe stato strettamente necessario. Tutto questo, poichè pretendeva per sè il centuplo di quanto prescriveva agli altri: «All'asino si dà poca paglia, molte busse, continuo lavoro».

Link: Il Don Guanella di Lecco scorda l'anno centenario del fondatore

26 ottobre 2014