Invia articolo Stampa articolo
S. Michele a Lecco: Polizia e profughi

Lecco (Lècch) - Alla festa di S. Michele arcangelo, patrono della Polizia, l'intervento del questore Alberto Francini è stato rivolto al ruolo che le forze dell'ordine rivestono nel "trattamento" dei profughi.

PROFILO SANITARIO. Parole "controcorrente" quelle del questore sui profughi, visto il recente comunicato sottoscritto da tutti i sindacati di Polizia lecchesi, col quale gli agenti hanno reso noto il loro disagio, perchè chiamati ad avere contatti con stranieri definiti potenzialmente pericolosi sotto il profilo sanitario per gli uomini delle forze dell'ordine e per i cittadini.

ENERGIE SPESE. Nella chiesetta di Santa Marta, luogo dove nella mattina del 29 settembre si è celebrata la ricorrenza di S. Michele, Francini ha usato espressioni molto diverse da quelle dei suoi uomini. «Mi preme sottolineare e ringraziare il mio personale - ha detto - oltre che per le energie spese nei tradizionali compiti d’istituto, per un aspetto operativo relativo ad alcuni  nostri impegni più recenti. Mi riferisco all’accoglienza, al trasporto, all’identificazione e al trattamento dei profughi, che come è ben noto hanno subito un incremento sempre più esponenziale negli ultimi mesi».

MINIMO DI PRECAUZIONI. «Non compete certamente a me - ha aggiunto il questore - dire se questo fenomeno dalle proporzioni bibliche abbia messo o metterà sempre più a dura prova l’efficacia delle scelte politiche e la tenuta delle nostre istituzioni, di sicuro posso dire che l’organizzazione della Questura ne viene considerevolmente coinvolta sia in termini di aumento del carico burocratico, sia in termini di complicazioni dovute all’adozione di un minimo di precauzioni profilattiche e soluzioni logistiche, e qui voglio ringraziare gli amici della Croce rossa di Lecco che ci stanno dando una grande mano».

SUFFICIENTI RISORSE. «Di conseguenza - ha proseguito - è divenuto assai più impegnativo continuare a mantenere sufficienti risorse sui restanti versanti dell’ordine pubblico e della sicurezza. E qui devo ringraziare non solo i Carabinieri che sono, ovviamente, una risorsa insostituibile per qualsiasi questore, ma anche la Gdf e il Cfs per aver capito la situazione e per aver  garantito una disponibilità ancora più ampia del solito».

MANI TESE. Alberto Francini ha concluso sostenendo che «le donne e gli uomini della Polizia di Stato accolgono e trattano questi profughi non solo grazie al loro altissimo senso dello Stato, non solo per il senso del dovere che li obbliga a svolgere il loro servizio in ogni emergenza, ma - ha affermato rivolgendosi al prevosto Cecchin -, tendono la mano a queste persone, spesso sporche e maleodoranti, come se lo facessero a un loro familiare, seguendo in questo modo l’insegnamento del Vangelo che ci dice dove vedi un povero, dove vedi un malato, dove vedi una persona all’ultimo stadio della condizione umana, vedi il Cristo sofferente sulla croce». E tuttavia, anche per i sindacati delle forze dell'ordine il modo migliore di aiutare i poveri del mondo non sembra essere quello di portarseli a casa.

30 settembre 2014