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A Lecco nasce il “caso cinghiali”: Provincia tra critiche e bisticci

Lecco (Lècch) - Lo sterminio dei cinghiali lecchesi diventa un "caso" che indigna anche oltre i confini della Provincia. E a Villa Locatelli l'assessore all'Ambiente "sculaccia" un consigliere provinciale che si esibisce in «monotoni e ripetitivi» proclami di guerra agli ungulati, capaci «solo di procurare allarmismi inutili e gravi danni per le attività turistiche ricettive».

TRADIZIONALI ABITANTI. Nel suo ultimo bollettino di guerra, Villa Locatelli si vanta dell'uccisione di altri 70 cinghiali dall'inizio dell'anno. Nella sostanza sta scomparendo la quasi totalità di questi ungulati, tradizionali abitanti del territorio: lo pretende qualche coltivatore di rape (i danni causati dai cinghiali lecchesi dall'agricoltura sono, in realtà, modestissimi) e qualcuno che non si spaventa a vedere certi brutti ceffi per strada ma ha una gran paura davanti a un animale che, normalmente, diventa aggressivo solo con chi lo infastidisce.

L'ERADICAZIONE. Un non meglio precisato consigliere, spiega l'assessore Carlo Signorelli, ha trovato nella "eradicazione dei cinghiali" l'argomento che giustifica la propria esistenza politica, e incalza la Provincia accusandola di non ammazzare abbastanza ungulati, invocando una chiamata alle armi dei cacciatori lecchesi affinchè il massacro sia rapido e totale. Simili affermazioni, riportate da un quotidiano locale, sono state prese sul serio fuori dal territorio, suscitando indignazione e mobilitazione.

IL PERICOLO. Da Firenze, Mariangela Corrieri, presidente dell'associazione Gabbie Vuote, ha inviato al nostro quotidiano un comunicato di protesta, prendendosela con le "mistificazioni" e sottolineando che «i cinghiali sono animali erbivori e solo se minacciati o infastiditi possono attaccare». «Le facili arringhe di colpevolezza - aggiunge - indirizzate alla soddisfazione di appetiti facilmente individuabili, si ritorcono contro chi dimentica di elencare gli oltre 100 morti, feriti e mutilati umani che ogni anno sono vittime della caccia nel nostro Paese. Si dovrebbero eradicare i cacciatori?».

CACCIA AI CANI? A questo punto, e dopo le proteste di alcuni lettori di media locali, Signorelli interviene prendendo le distanze dal consigliere. «Il cinghiale - ricorda - non è normalmente aggressivo e rifugge l'uomo, tranne in rarissimi casi, soprattutto in presenza di femmine con prole. Molto più aggressive altre specie come il cigno o anche alcuni cani randagi, che talvolta purtroppo hanno anche provocato vittime. Ma nessuno ha mai pensato di aprire la caccia libera ai cani randagi come rimedio al problema».

IL MONOTONO. Dopo aver stigmatizzato «la ripetitiva e monotona teoria di un ex consigliere provinciale», Signorelli liquida «affermazioni come quelle dell'ex consigliere, che rischiano solo di procurare allarmismi inutili e gravi danni per le attività turistiche ricettive». Ma, se il cinghiale non è particolarmente pericoloso (neppure contro la presenza degli orsi in Valsassina si ricorse all'abbattimento), se i danni che causa sono modesti (forse inferiori alle spese per il suo "contenimento"), se l'assessore dà la tara a chi invoca la caccia grossa, perchè la stessa Provincia ne ha fatti fuori 70 (sulla presunta ottantina di capi censiti nel Lecchese) in pochi mesi?

14 agosto 2014