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Boccassini gabbata da Palermo? L'autodifesa del sindaco di Lecco

E BRIVIO SI DIFESE COSÌ. Lecco - «Coco, Palermo e tutta questa gente qui, sono riusciti a raggiungere quell'obiettivo lì: riuscire a interrompere dei percorsi di legalità, dei percorsi di serietà, e via dicendo». E' tutto un complotto: Virginio Brivio, in un video messo in rete da Qui Lecco libera, parla di una operazione mafiosa «costruita quasi sul nulla». A cui però Procura della Repubblica di Milano e antimafia hanno creduto...

MEDIAZIONE E COMPROMESSO. Dopo le manette ai polsi di Marco Rusconi, sindaco piddino di Valmadrera, il fuoco dei riflettori si sposta sul primo cittadino di Lecco. Il Fatto Quotidiano ha pubblicato ciò che il giudice delle indagini preliminari avrebbe scritto all'indirizzo di Brivio: «Appare allarmante anche se allo stato privo di rilievo penale il comportamento del sindaco di Lecco Virginio Brivio” il quale “senza avere dirette competenze istituzionali e ben consapevole dei collegamenti mafiosi prospettati a carico dei privati coinvolti, attraverso i contatti con Ernesto Palermo, Antonello Redaelli e Marco Rusconi cerca di raggiungere con la sua mediazione un compromesso economico tra i primi e il Comune di Valmadrera». Interpellato al riguardo dai "reporter" di Qui Lecco libera, il primo cittadino risponde annunciando querele e tirando il ballo un complotto ai danni suoi e del Pd.

FARE L'OBIETTIVO. Nella lunga intervista, Brivio "trascura" il collaudato copione del bravo ragazzo di oratorio. Spara parolacce a raffica, una decina di "cazzo", quanche "minchiata", un po' di "culo". L'eloquio stenta, a tratti ricorda l'improbabile (s)parlata del senatore Antonio Razzi. Strano per uno sgamato come il sindaco di Lecco, oltretutto laureato in Giurisprudenza. «Ci sono riusciti - esordisce -. Stanno riuscendo a fare l'obiettivo che non sono riusciti a fare 20 anni fa, facendo poco casino». «Sono riusciti a raggiungere quell'obiettivo lì - insiste - tirando giù tutti, quasi sul nulla, non sul nulla ma quasi sul nulla, ci sono riusciti senza tanti casini, senza tante cose».

PERCORSI DI SERIETA'. «Ma chi?», chiede un po' allibito l'intervistatore. «Chi parla - risponde Brivio -. In particolare Palermo (consigliere comunale di maggioranza a Palazzo Bovara finito in manette, ndr), il Coco, tutta questa gente qui», che sarebbe riuscita a «interrompere dei percorsi di legalià, dei percorsi di serietà e via dicendo». Un complotto, compiuto da dei "kamikaze" che sarebbero andati volentieri dietro le sbarre pur di sabotare il cambiamento lecchese. Così si spiegano le frasi intercettate al telefono, le informazioni autolesioniste che avrebbero proditoriamente ingannato i giudici di Milano, dalla Boccassini a Spataro, che pure, in fatto di indagini di mafia, non sono certo degli sprovveduti.

QUATTRO IMBECILLI. Il punto, infatti, è questo: «Se si crede di più a Palermo... », butta lì Brivio. Che poi tenta di demolire il candidato grazie al quale ha vinto al primo turno. «Quattro imbecilli, mi dicono tutti che sono persone mediocri dal punto di vista della roba... un Palermo, talvolta, neanche capace di mettere insieme 6 frasi fatte insieme... ». Poco dopo, però, il sindaco si contraddice, tentando di spiegare perchè Palermo, che non è neppure di Lecco, sia stato candidato dal Pd nella lista che lo sosteneva alle elezioni del capoluogo. Qui il tono cambia, diventa più riguardoso, magnificando i requisiti della "scartina": «Era addirittura, forse, segretario provinciale dell'Udeur, era un insegnate al Badoni, era stato nella società pubblica dell'informatica... ».

DUE PAROLE. In sostanza, un gran complotto. Ma se le cose stanno così, l'esperta Ilda Boccassi sarebbe stata gabbata da un Palermo double face pilotato dai Coco, tutti pronti a finire in cella per rendere il tutto più credibile? All'origine del guaio, secondo il sindaco di Lecco, vi sarebbe un metodo inadeguato di condurre le indagini: «Quando avrò la possibilità di dire due parole alla Boccassini, a Spataro, a tutta questa gente qui - conclude Brivio - che non può più esistere questo sistema che loro vanno avanti solo sopra il territorio e quelli che sono sul territorio non sanno un cazzo, non ci puoi mettere quattro anni e non trasmettere un'informazione ... non dico i sindaci che potrebbero essere indagati, ma  almeno alle forze di Polizia locale. Cosa aspettavano, il morto?».

4 aprile 2014