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Calolzio, don Bolis... “contro” Miglio!

Calolziocorte (Calòls) - Il sindaco di Calolziocorte, Valsecchi, boccia il professor Miglio: la sala civica non sarà più intitolata al preside della facoltà di Scienze politiche dell'Università cattolica, ma a don Bolis, prevosto calolziese morto nel carcere di San Vittore.

MODESTA SENSIBILITA'. Marco Ghezzi, capogruppo della Lega nord in Comune a Calolzio, lo aveva anticipato qualche settimana fa: «Cesare Valsecchi ha deciso di intitolare la sala civica a don Achille Bolis, cancellando la precedente intitolazione al professore Gianfranco Miglio». La "bocciatura" dell'insigne costituzionalista, secondo Ghezzi, rappresenta «un atto di modesta sensibilità politica, oltre che umana, visto che i parenti del professore sono ancora in vita. Evidentemente, la voglia di contrapposizione di una sinistra vecchia e senza idee ha vinto sul buon senso».

SQUALLIDA POLEMICA. Per il capogruppo leghista, usare il nome del prevosto per "scacciare" quello del professore è «una decisione sbagliata, che rischia di strumentalizzare una figura che certo non merita di essere trascinata in una squallida polemica politica. Si sarebbe potuto intitolare un altro edificio pubblico, altrettanto importante, a Don Achille, al quale per altro la precedente giunta aveva già dedicato la sede dell’Avac, proprio per non dimenticare il suo sacrificio».

NESSUN DISPETTO. «Ancora una volta - conclude Ghezzi - questa amministrazione non sta facendo una bella figura, e con essa l’intera città di Calolziocorte». Valsecchi, dal canto suo, assicura che «non si vuole fare alcun dispetto o uno sgarbo alla Lega Nord-Lega Lombarda o altri», ma soltanto «ricordare il sacrificio oggi, a distanza di settant’anni, di don Achille Bolis, martire per la libertà».

LA STORIA. Il sacerdote, nativo di Calolziocorte ed arciprete della parrocchia San Martino vescovo dal 1931 al 1944, venne fermato dalla Guardia nazionale repubblicana della Repubblica sociale italiana assieme ad altre tre persone, tra cui il coadiutore don Tommaso Rota, erroneamente sospettati di aver favorito le bande partigiane. Nelle cronache dell'archivio parrocchiale, don Rota racconta che i fermati subirono un brusco interrogatorio, senza risparmio di improperi e minacce. Il cuore dell'anziano Don Bolis, prelevato febbricitante in pieno inverno, non resse allo strapazzo. Gli altri, infine, vennero rilasciati.

FOTO. Don Achille Bolis, ingiustamente sospettato di sostenere i partigiani.

17 aprile 2014