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Al Palazzo non è piaciuto l'articolo sul malessere del sindaco Brivio

Palazzo Bovara non ha gradito il taglio che abbiamo dato alla notizia del malessere occorso al sindaco di Lecco. Avremmo, ci rimproverano, mancato di delicatezza nei confronti di una persona che non sta bene.

AFFATICAMENTO. Punto Primo: non ci saremmo mai permessi di criticare qualcuno che soffre. Ma proprio il Comune si è affrettato a rassicurare che le condizioni dell'illustre ricoverato non sono quelle del paziente (dal latino patior, patire) bensì di un soggetto affaticato, circostanza che lo accomuna a un gran numero di concittadini lavoratori. Noi ci siamo fidati della comunicazione ufficiale, se di altro si tratta sarebbe il caso di dire le cose come stanno.

RIMEDIO NATURALE. Punto secondo: rivendichiamo la nostra libertà di esprimere le valutazioni che riteniamo opportune sulla vita pubblica del sindaco poichè, in quanto contribuenti, siamo un po' i "committenti" della sua attività. In tutto questo ci è difficile ravvisare una cattiveria nei confronti del primo cittadino. Anzi, per il male che vogliamo a Virginio Brivio ci siamo permessi di suggerirgli il rimedio naturale alla stanchezza che le stesse fonti ufficiali spiegano essere all'origine dell'impaccio. Gli abbiamo consigliato di "limitarsi a condurre una vita da sindaco", cioè di ridimensionare il superattivismo da leader che, prima o poi, presenta il conto in termini di stress.

A RIFLETTORI SPENTI. Che il presenzialismo del primo cittadino lecchese sia soltanto una nostra impressione? Può darsi, nondimeno avremmo espresso un'opinione legittima, peraltro suffragata dalla lunga fila di nastri tagliati nonchè dalla stessa ammissione di Palazzo Bovara sugli "eccessivi ritmi di lavoro". D'altro canto, non abbiamo alcuna difficoltà a riconoscere la sollecitudine di Brivio nel porgersi alla sua gente anche a riflettori spenti. E allora, di cosa dovremmo pentirci? Se umanamente ribadiamo la vicinanza al sindaco ricoverato, politicamente (cioè dal punto di vista del suo impegno pubblico) non possiamo che confermare la nostra ricetta, probabilmente più azzeccata di certe diagnosi (si parla per triste esperienza) scodellate da qualche medico dell'ospedale Manzoni. Ma questa è un'altra storia.

Giulio Ferrari

15 ottobre 2011