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“Caso Leuci”: cinque domande per Brivio

Lecco (Lècch) - Le anticipazioni del Corriere di Lecco sull'accordo per la Leuci trovano conferma nella presa di posizione dell'associazione Qui Lecco Libera. Fa discutere l'esito dell'intesa che, dalle prime notizie, si risolverebbe a tutto vantaggio della parte più forte, la proprietà, e a dispetto di quanto deciso dal Consiglio comunale.

SUCCESSO DEI LAVORATORI. Lo scorso 15 gennaio, quando Comune, Provincia e sindacati sbandieravano l'intesa come un successo dei lavoratori, il Corriere di Lecco titolava: "Leuci, Pisati stravince: ottiene i 2 terzi e il cambio di destinazione". Ora il senso di quel giudizio si coglie nella lettera d’intenti tra le parti: «Il 21 gennaio di quest’anno - sostiene Qui Lecco Libera - l’amministrazione comunale di Lecco ha firmato una bozza di lettera d’intenti per la parziale reindustrializzazione dell’area Leuci, che dovrebbe essere resa pubblica a giorni, dove sarebbe stato concordato (insieme ad altre istituzioni locali e Leuci Spa) l'impegno del Comune di Lecco ad avviare le procedure necessarie affinché una parte della superficie possa avere una diversa destinazione d’uso".

AREA APPETIBILE. In passato, membri della rappresentanza sindacale di base avevano sostenuto che la decisione di chiudere la Leuci non poteva non aver tenuto conto dell'appetibilità dell'area da parte della grande distribuzione. Tale consapevolezza era ben presente in Consiglio comunale, al punto da indurre una larga maggioranza (33 voti su 41) ad approvare un ordine del giorno dove si affermava che «per l’area Leuci, le proprietà non potranno operare puntando a rendite speculative, ma saranno chiamate a impegni concreti per assicurare una destinazione coerente con il lavoro». Insomma, nessun cambio d'uso. Il tutto, insiste Qui Lecco Libera, «per impedire che il lavoro cedesse il passo al metro cubo».

SCAMBI AL RIBASSO. «Una dichiarazione inequivocabile - prosegue l'associazione -, che mai avrebbe potuto concepire scambi al ribasso tra l’amministrazione e la proprietà di un’azienda lasciata lentamente morire». Ma, «a un anno e mezzo da quella formale presa di posizione le idee sono cambiate e la coerenza (politica) di qualcuno sembra essersi spenta come una lampadina stanca. Ci riferiamo - aggiunge Qui Lecco Libera - nello specifico all’assessore alle Attività produttive Armando Volonté e al sindaco, che risponde politicamente della scelta del suo collega di governo: salvo ripensamenti dell’ultima ora, pare che l’amministrazione comunale di Lecco guidata dal sindaco Virginio Brivio abbia - di nuovo - smentito se stessa».

VARIAZIONE D'USO. Infatti, «l’accordo vedrebbe la Leuci Spa (Gruppo Relco) cedere 7mila metri quadrati dell’attuale superficie, poco più di un terzo dell’area complessiva e di minor pregio rispetto alla restante parte, ad altri imprenditori interessati a insediarsi in tempi rapidi nell’area. In cambio, nonostante l’Odg del Consiglio comunale e le rassicurazioni delle sigle sindacali coinvolte nella trattativa, l'imprenditore Pisati otterrebbe l'avvio delle procedure per la variazione della destinazione d'uso di una porzione dell’area, e cioè la restante parte dei 19mila metri quadrati circa totali».

IL CHIARIMENTO. A questo punto Qui Lecco Libera chiede un chiarimento da parte dell’amministrazione comunale. O meglio spara a Virginio Brivio una raffica di 5 domande: «In forza di quale mandato il Comune di Lecco avrebbe confermato un precedente impegno a cambiare destinazione d’uso all’area Leuci, contraddicendo quanto deliberato dal Consiglio comunale non più tardi di un anno e mezzo fa? Secondo quali valutazioni o passaggi istituzionali? Vi sono già state delle proposte da parte della proprietà a riguardo del destino di quelle superfici (residenziale, commerciale, altro)? Data l’area messa a disposizione da Leuci Spa (7mila mq), è ancora ipotizzabile un polo produttivo credibilmente alternativo in grado di assorbire i lavoratori della Leuci? Stando agli accordi più recenti, quanti posti di lavoro sarà in grado di assicurare (assorbendoli) il ridimensionato polo alternativo?».

28 gennaio 2014