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“Non è stata investita la donna deceduta nell'attraversamento”

Lecco - Non è stato un motociclista che sopraggiungeva a uccidere Sara Panzeri, 44 anni, la donna di Brivio morta domenica pomeriggio nell'attraversamento di Lecco. Dopo le prime voci incontrollate la Polizia stradale chiarisce la dinamica della tragedia, scagionando il centauro.

Nella ricostruzione dei fatti operata dall'ispettore capo della Polizia Stradale di Lecco Pietro De Angelis, l'accaduto appare molto chiaro: alle 14,52 un motociclista ha perso il controllo del mezzo rovinando a terra, incidente che ha originato un blocco della circolazione in galleria. Quasi un quarto d'ora dopo, è sopraggiunta un'altra moto con a bordo due persone: la due ruote su cui viaggiava la vittima, guidata dal marito. Anche questa moto è finita a terra a causa dell'asfalto sdrucciolevole, e la donna è stata sbalzata contro il guard rail perdendo la vita. Di seguito la ricostruzione della Polizia stradale di Lecco.

Alle ore 14.52 della data in oggetto si è verificato un primo sinistro stradale autonomo con coinvolgimento di motoveicolo che, al km 51.450 nord perdeva il controllo lungo una curva sinistrorsa e rovinava al suolo dopo aver invano tentato di riprendere possesso del veicolo. Conducente e veicolo a terra, dopo una scivolata di circa cento metri interrompevano la corsa nei pressi della successiva curva ad andatura destrorsa, il conducente dimostrava di essere in grado di rialzarsi e richiamare l’attenzione sulla presenza del veicolo in carreggiata.

Alle ore 15.05, nello stesso spazio di galleria, mentre ancora erano presenti in piazzola di sosta alcuni utenti che davano ausilio al primo motociclista protagonista di sinistro stradale, sopraggiungevano (sulla corsia di sinistra) due utenti a bordo del loro motociclo. Giunti in prossimità della curva ad andamento destrorso presso il km 51.580, il pneumatico anteriore del motoveicolo perdeva aderenza causando una brusca ed irrimediabile scivolata al veicolo in transito.

Il veicolo fuori controllo si arrestava dopo aver cozzato contro il guard rail, nel medesimo urto perde la vita il  passeggero (moglie del conducente il veicolo), presumibilmente per il violento trauma contro le strutture di contenimento della strada. Gli automobilisti che seguivano, hanno immediatamente arrestato i loro veicoli e uno di loro, prodigandosi per impedire tamponamenti e l’arrotamento dei coinvolti nel sinistro e mettendo a repentaglio la propria vita, ha bloccato l’auto a protezione dei motociclisti scendendo a segnalare il sinistro avvenuto, anche se per la trasportata non era ancora stata accertata la drammatica condizione.

Per il secondo dei due sinistri, la causa della perdita di controllo è, allo stato delle ipotesi, da ricondursi al calo di aderenza  dato dal fatto che il battistrada verso la spalla del pneumatico, specialmente nei periodi freddi è di consistenza più rigida di quello centrale (che viene utilizzato durante le percorrenze rettilinee). Quando il veicolo si trova ad affrontare una curva, capita che il pneumatico, interessato verso la spalla, non sia in grado di fornire l’aderenza necessaria causando l’improvvisa sbandata.

A tale situazione tipica dei motoveicoli nella stagione invernale si somma l’endemico accumulo di polvere da sbriciolamento pneumatico e il deposito untuoso residuo di combustione che rendono l’asfalto  sdrucciolevole in misura superiore ai tratti di viabilità scoperta. Si coglie l’occasione per smentire l’ipotesi (diffusa da quotidiani locali) di arrotamento della vittima da parte di veicolo al seguito della moto coinvolta nel sinistro e l’altra ipotesi di concatenazioni causali tra il primo e il secondo sinistro. Nei pressi del luogo di impatto del sinistro ad esito mortale si sono (é vero) trovate tracce di materiale inerente il veicolo del primo sinistro ma si esclude il fatto che la seconda caduta possa essere causata da tali residui.

Pietro M. De Angelis
(Isp. Capo della Polizia Stradale di Lecco)

4 novembre 2013