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Papa Francesco “scivola” sulla coscienza rispondendo a Scalfari

Lecco - Sollecitato dalle domande che il giornalista Eugenio Scalfari gli aveva posto, Papa Francesco ha risposto con una lunga lettera, poi data alle stampe. In tale missiva, l'attuale pontefice ha, probabilmente, inteso rassicurare l'interlocutore circa le circostanze per le quali Dio può concedere il perdono a chi non crede e non cerca la fede. L'argomentazione, in realtà, appare deficitaria dal punto di vista della dottrina della Chiesa e dello stesso buonsenso.

NON CREDE E NON CERCA. Questa la risposta di papa Francesco a Scalfari: "Innanzi tutto, mi chiede se il Dio dei cristiani perdona chi non crede e non cerca la fede. Premesso che - ed è la cosa fondamentale - la misericordia di Dio non ha limiti se ci si rivolge a lui con cuore sincero e contrito, la questione per chi non crede in Dio sta nell'obbedire alla propria coscienza. Il peccato, anche per chi non ha la fede, c'è quando si va contro la coscienza. Ascoltare e obbedire ad essa significa, infatti, decidersi di fronte a ciò che viene percepito come bene o come male. E su questa decisione si gioca la bontà o la malvagità del nostro agire".

SEMPRE E COMUNQUE. Come si spiega, allora, che gli Ss dei lager nazisti, piuttosto che i Vopos del muro di Berlino, abbiano potuto affermare che le loro azioni erano state dettate dalla coscienza, cioè dal senso dell'onore militare e politico che imponeva di obbedire sino in fondo agli ordini ricevuti? Lo stesso meccanismo di giustificazione interviene in infinite altre circostanze, quando si stabilisce una certa coerenza tra l'operato del soggetto e le sue convinzioni. Per cui, davvero Dio perdona sempre e comunque a chiunque abbia agito ritenendosi nel giusto, a prescindere da ogni altra circostanza? Se così fosse, il giudizio spetterebbe all'uomo e non più a Cristo: l'uomo stesso diventerebbe Dio, elaborando i parametri stessi della propria fede, e ciò è inammissibile per un credente.

GIUSTO E SBAGLIATO. Dunque nella formulazione di Francesco c'è qualcosa che non torna. O meglio, qualcosa di formalmente giusto e sostanzialmente sbagliato. Ci viene in aiuto la dottrina cattolica, la quale distingue tra retta e falsa coscienza. La legge di Dio, infatti, è impressa in ogni coscienza, ma viene di sovente oscurata dalla stupidità, dalle passioni, da una cattiva educazione, dalla corruzione dei costumi pubblici.

ERRONEA E FALSA. Quando noi non siamo acciecati dall'orgoglio, da alcun interesse personale, da alcuna passione, ordinariamente la nostra coscienza è retta; ma l'orgoglio, un vivo interesse, una passione violenta, pregiudizi o abitudini contratte da molto tempo, rendono spesso la coscienza erronea e falsa. San Paolo (Rom. XIV, 23) dice: "Tutto ciò che non è secondo la fede, è peccato". E' chiaro, a quale fondamento l'apostolo riconduce il giudizio della coscienza, ovvero la legge di Dio inscritta nel cuore di ciascuno. Tutto questo va specificato: la "dimenticanza" di papa Francesco, infatti, lo porta a fare un surreale discorso sulla coscienza ad uno Scalfari, la cui "coscienza laica" spinge ad ergersi a difensore della legge sull'aborto.

Indomitus

12 settembre 2013