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Scola “buono” con don Giorgio... che se ne approfitta e attacca

Lecco - Una "gerarchia cieca e ottusa", attorniata da "cani fedelissimi in combutta con il Criminale di Arcore": questi alcuni dei complimenti che don Giorgio de Capitani rivolge al suo arcivescovo Angelo Scola e ai vertici della curia ambrosiana. A vuoto, dunque, l'intervento del cardinale, che si era mosso personalmente con una accomodante lettera nel tentativo di indurre a più miti consigli il problematico prete residente a Monte di Rovagnate.

INSULTI E VOLGARITA'. Il "caso" De Capitani è quello di un sacerdote che scandalizza spargendo insulti e volgarità dal suo sito, segnalato con tanto di bollino rosso per tenere alla larga i bambini. Tra le sue ultime significative sentenze, quella rivolta ai giornalisti, definiti "tutti figli di puttana". E poi, caterve di parolacce indirizzate a Silvio Berlusconi (ha pure rivelato che prega affinchè al Cavaliere venga un ictus), ai ciellini, a chi segue la messa in latino, ai leghisti, sino a quanti osano contraddirlo sul forum del sito.

RELIGIONE FAI DA TE. Alla modesta preparazione teologica e all'esperienza ecclesiale caratterizzata da diversi incarichi marginali, don Giorgio unisce l'incontenibile protagonismo che lo ha spinto a costruirsi una sorta di religione fai da te, frutto delle sue personalissime convinzioni in materia di matrimonio, eutanasia, aborto, sacramenti... La curia ambrosiana, nonostante le proteste di molti fedeli scandalizzati, per tanti anni ha fatto il don Abbondio, limitandosi a richiami e minacce senza seguito. Ora, giunta l'età del pensionamento, da Milano è arrivata una timida richiesta formulata direttamente dal cardinale: a De Capitani viene ordinato di lasciare la frazione di Monte per andare a vivere pochi chilometri più in là, a Dolzago col parroco don Giorgio Salati, dove potrà anche celebrare la messa della 18.

CORREZIONE DI ROTTA. In cambio di tanta comprensione, l'arcivescovo chiede una "significativa e inequivocabile correzione di rotta", ponendo fine agli "interventi inaccettabili suscettibili di sanzioni canoniche" peraltro sollecitati "dalle proteste di numerosi fedeli presso la Curia e la Santa Sede". Nessuna riduzione allo stato laicale, nessun ricovero in una casa di riposo, come molti chiedevano per porre fine allo scandalo.

MINACCIOSA E IPOCRITA. Ma don Giorgio rifiuta e, dal suo sito, offende e sfida Scola, definendo la lettera del porporato "fredda, canonica, minacciosa e ipocrita". "A questo punto - ribatte - non mi vedrai più. Non accetto di essere umiliato. Tu hai preso le tue dure decisioni, ora tocca a me prendere le mie. Preferisco trovare un piccolo locale in zona, fuori dagli ambienti parrocchiali, per essere più libero". Resta da chiarire un punto che, sinora, il "ribelle" con l'8 per mille in tasca non ha mai trascurato: sarà ancora lo sbeffeggiato cardinale a pagargli l'affitto, oltre al vitto e al necessario per spargere insulti da internet?

Nella foto: il cardinale Scola durante una visita a Malgrate.

2 settembre 2013