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A Lecco una piazza Solidarietà? Meglio dedicarla all'Ipocrisia

Lecco - Egregio Direttore, ho letto sulla stampa locale l’intenzione del Sindaco Brivio di voler cambiare l’intitolazione della piazza Lega Lombarda che dovrebbe chiamarsi Piazza Solidarietà. Premetto che non abito a Lecco e non voglio interferire in cose che dovrebbero riguardare i cittadini di Lecco ma se mi permette voglio esprimere il mio pensiero.

Non abbiamo bisogno che altri vengano ad insegnare a noi la Solidarietà, l’abbiamo sempre fatta, possiamo essere considerati campioni di solidarietà. Dalla Stazione di quella Piazza è partito di tutto, dai soldi ai medicinali, ai viveri di prima necessità in occasione di calamità naturali e tanti volontari che hanno portato il loro lavoro e il loro affetto alle persone assistite. Oggi che la crisi morde, chi tanto ha avuto senza dare nulla in cambio pretende ancora di usare la parola solidarietà per ottenere ancora quello che non ha mai dato.

Mai una volta ho letto o semplicemente sentito un Sindaco invitare a svernare nelle loro terre qualche pensionato delle nostre terre, permettendogli di risparmiare sulle spese di riscaldamento. Se volevano vedere il mare, dovevano pagare la retta alberghiera con il contributo anche dei nostri Comuni. Ingordi e anche stolti perché più gente va nei loro paesi  più commercio si mette in moto.

Se proprio disturba il nome di Lega Lombarda, la si chiami pure Piazza della Memoria per ricordare non solo i militari o deportati che non hanno più fatto rientro nelle nostre case, ma anche quei risparmi di una vita di duro lavoro deportati e dilapidati da chi si riempie la bocca di solidarietà. Piazza della Memoria per ricordare la cultura e il lavoro che abbiamo disseminato in tutto il mondo e che oggi svendiamo o regaliamo per sopravvivere, sperando in un improbabile gesto di Giustizia  che ci restituisca un dignitoso trattamento pensionistico e doveroso sostegno alla Casa integrazione per i lavoratori. Distinti saluti.

Claudio Ratti

Egregio signor Ratti, è semplice ma pertinente la sua osservazione su quei sindaci meridionali che, pur largamente foraggiati coi nostri soldi, non hanno mai sentito il dovere morale di invitare qualche vecchio lecchese meno abbiente a svernare ai loro esotici lidi. Si sarebbe trattato solo di un gesto, ma avrebbe avuto particolare significato: quello di riconoscere il valore reciproco della solidarietà.

I lombardi non sono gente che si aspetti ringraziamenti dalle persone aiutate. A comportarsi così fanno bene davanti alla propria coscienza, ma fanno male davanti a quella altrui, perchè abituano gli altri a pensare che tutto sia loro dovuto e li confermano in questo errore. La generosità può spingersi sino all'eroismo, ma ordinariamente, cioè nella prospettiva sociale, occorre la prudenza di scansare un masochismo che si riversa anche sul prossimo più prossimo, quello nei cui confronti abbiamo i maggiori doveri: la famiglia, la nostra comunità.

Un famoso adagio della dottrina cristiana insegna che "Charitas bene ordinata incipit a semetipso", cioè la carità benintesa comincia da sè stessi. Non operano certamente per il bene comune quei politicanti che, in nome della solidarietà e dell'accoglienza senza discriminazioni, tolgono ai nostri poveri per elargire agli scansafatiche e agli approfittatori o mettono in pericolo la vita stessa dei cittadini più indifesi.

Una piazza dedicata a questa scellerata mentalità sarà sicuramente a senso unico poichè conduce in una sola direzione, quella della decadenza e del malcostume. Se poi la parola Solidarietà viene usata come pretesto per cancellare la memoria della nostra civiltà e della nostra identità, epurando l'attuale intestazione all'epopea storica della Lega Lombarda, allora il nome più adeguato sarebbe un'altro: piazza dell'Ipocrisia.

Giulio Ferrari

6 maggio 2013