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Per salvarci dalla crisi si deve uscire dall'euro e ritornare alla lira

Merate - Egregio direttore, in teoria possiamo tornare indietro, alla lira, senza paura e senza ripercussioni gravi o subendo chissà che cosa.  A dire il vero può essere la soluzione migliore per evitare il protrarsi di una crisi di cui gli italiani non sono colpevoli e che nessuno riesce ad accettare; “tirarsi fuori” può essere il solo modo di evitare tempi grami, se la Banca Centrale Europea toglie l’aiuto all’Italia.

Gli italiani sono arcistufi di pressioni e di forzature per piegarli; ma si, facciamoli fallire tutti questi tentativi, e magari in modo disastroso, specie per i creditori della moneta unica. Senza elemosinare altro denaro a credito ai mercati, d’ora in poi il Bel Paese può tornare alla lira. Non abbiamo bisogno di soldi a credito.  Se la BCE non vuole più comprare i nostri titoli di stato, a maggior ragione ci conviene saltare fuori dall’euro, abbandonare l’orrenda compagnia. Se gli eurocrati e tassiocrati impongono agli italiani di fare le cose che continuano a ripeterci, tra cui “Berlino lo vuole”, facciamo vedere loro che siamo capaci di uscire, di svalutare un bel po’ per rendere appetibili gli investimenti in Italia e il lavoro; poi rifacciamo i conti sul nostro debito, lo ristrutturiamo per benino con danni da ridere, ma con l’effetto che tutti i nostri creditori si aspettano, semplicemente disastroso per loro.

Facciamolo. Ora che ci sono le condizioni, facciamolo. Lo facciamo nel miglior modo possibile, per volontà di una maggioranza popolare arcistufa, per una strategia precisa, in modo pulito, alla luce del sole; disertiamo questa europa dei furbi, di politicanti da strapazzo, di arroganti teutonici, disertiamo urlando che abbiamo le nostre famiglie da difendere, già sotto una grandine inarrestabile, facciamolo disubbidendo a certi capi nostrani che non valgono più, voltando le spalle a sgraditi alleati europei che non hanno mai smesso di criticare i nostri popoli; facciamolo per combattere lo “stress da economia”, le difficoltà di oltre sette milioni di italiani, le ruberie “da crisi”, gli atti spregevoli dei complotti finanziari consumati allo scopo di privarci delle nostre migliori imprese; facciamolo e sarà la nostra salvezza, meglio tardi che mai.

Torniamo alla lira, alla nostra moneta, liberiamoci dei lacci e laccini imposti da chi ha tradito lo spirito dei padri fondatori dell’Europa Federazione di Stati. Gli ultimi mesi di spettacoli italici su “a favore” e “contro” l’euro sono mesi di confusioni, di accuse, di tentativi ridicoli di formare un governo “ingessato”, di pubbliche e inutili discussioni sull’euro, di teorie accusatorie verso i “teutonici” che avrebbero ridotto l’Europa che non c’è ad una succursale tedesca. Il fatto è che la Germania provocata non ha mai preso un impegno serio nella formazione di uno “Stato Europeo”. A questo punto c’è solo il crollo dell’euro, il crollo del costosissimo parlamento europeo, il crollo della Merkel e dei progetti tedeschi sull’Europa.

L’Italia è l’economia più grossa dei paesi del Mediterraneo. È l’unico paese che possiede le caratteristiche , gli elementi, la potenza economica per abbandonare l’euro. Può svalutare e recuperare subito almeno il 40% di competitività che si è mangiata la Germania nel 2001. Ha un grosso debito pubblico, ma un debito privato pressoché inesistente, e 10.000 miliardi di euro di ricchezza privata da spendere ed investire nella ripresa (nonostante la pressa fiscale e le idiozie dell’ultimo governo) . Ancor più importante, è un Paese in “attivo primario” ed è  in pareggio nell’investimento internazionale. Non ha investimenti esteri o quasi, non ha investimenti esteri o quasi nel proprio territorio, al contrario della Spagna e del Portogallo.

Ciò che vorrebbero far credere agli italiani è che “saremmo un paese povero”, con uno stato che vanta beni per oltre 2000 miliardi di euro (di cui almeno il 50% sottratti alla S. Chiesa negli ultimi 150 anni), ed una pressione fiscale tra le più elevate, che ingoia una massa incredibile di denaro ogni anno, e di cui, paradossalmente, non riusciamo neanche ad immaginare la destinazione (non esiste un’agenzia delle uscite). Che aspettiamo? Facciamolo.

Goffredo Bursi
(Alleanza Cristiana per Merate)

13 marzo 2013