Invia articolo Stampa articolo
L'Inferno col suo fuoco esiste... anche per il parroco che lo nega

Lecco - Oggi si parla tanto di solidarietà ed ecumenismo, assai meno dello scopo per cui Cristo ha fondato la Chiesa cattolica, ovvero portare in salvo le anime. Così può accadere che un lettore ci chieda di parlagli dell'Inferno, dopo esser stato allontanato da un parroco della Brianza che non crede a questa verità di fede.

QUESTA E' LA FEDE. La salvezza eterna contrapposta all'eternità della condanna per chi, morendo impenitente nel peccato, fallisce la prova della vita. La gioia sovrannaturale del Paradiso (generalmente conseguito tramite i patimenti espiatori del Purgatorio per chi peccò pentendosene) contrapposta alle pene spirituali (tribolazione per aver perso Dio) e materiali (tormenti corporali) dell'Inferno. Questa è la fede cattolica, che tale rimane anche se cambiano i Papi, poichè nessuno (neppure un angelo dice S. Paolo) ha facoltà di mutare ciò che Dio ha stabilito.

I NOVISSIMI. Qualcuno di scarso coraggio o di ancor minor fede, tuttavia, sembra nascondersi quanto di più grave e considerevole vi è nella fede e nella stessa propria vita, ciò che la dottrina cattolica chiamava Novissimi, ovvero le ultime cose della vita: 1) morte; 2) giudizio; 3) Inferno; (o) 4) Paradiso. Infatti, mi viene girata la lettera di un cristiano che, trovandosi di passaggio nella zona di Arcore e decidendo di confessarsi, si è sentito negare l'esistenza dell'Inferno e delle sue pene da un sacerdote! Il lettore che, per le sue ortodosse convinzioni, venne addirittura allontanato dal confessore, mi domanda dove l'esistenza dell'Inferno venga attestata dalle parole di Cristo e dalla Dottrina cristiana. Gli rispondo con una rapida elencazione, non senza indurlo, innanzitutto, a riflettere sulla dubbia validità che avrebbe avuto quella confessione.

CONFESSIONE INVALIDA. Il sacramento, per possedere la propria efficacia, deve presupporre l'esistenza, da parte del penitente, del sentimento della contrizione o di quello dell'attrizione. La contrizione consiste nel dolore del peccato per l'offesa arrecata a Dio; l'attrizione, invece, è suscitata dal timore dei castighi di Dio. Nel caso in cui il lettore avesse accettato l'ideologia del confessore sull'inesistenza dell'Inferno, avrebbe potuto conseguirne l'assenza del timore soprannaturale per le conseguenze del peccato; dunque una confessione invalida, a meno di possedere il pentimento perfetto, ossia il dispiacere del peccato causato esclusivamente dall'amore che si porta a Dio. Quanto all'Inferno, ecco elencati alcuni fondamentali riferimenti nella Scrittura e nella Dottrina.

IL VANGELO. "Via lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno!" (Mt. 5, 22.29; 13,42,50; Mc. 9,43-48). "E non temete coloro che uccidono il corpo, ma non possono uccider l’anima; temete piuttosto colui che può far perire e l’anima e il corpo nella Geenna" (Mt. 10,28). "Serpenti, razza di vipere, come potrete scampare dalla condanna della Geenna?" (Mt. 23,33). "Se la tua mano ti scandalizza, tagliala: è meglio per te entrare nella vita monco, che con due mani andare nella Geenna, nel fuoco inestinguibile. Se il tuo piede ti scandalizza, taglialo: è meglio per te entrare nella vita zoppo, che essere gettato con due piedi nella Geenna. Se il tuo occhio ti scandalizza, cavalo: è meglio per te entrare nel regno di Dio con un occhio solo, che essere gettato con due occhi nella Geenna, dove il loro verme non muore e il fuoco non si estingue" (Mc. 9,43-48). "Egli ha in mano il ventilabro, pulirà la sua aia e raccoglierà il suo grano nel granaio, ma brucerà la pula con un fuoco inestinguibile" (Mt. 3,12). "Il Figlio dell’uomo manderà i suoi angeli, i quali raccoglieranno dal suo regno tutti gli scandali e tutti gli operatori di iniquità e li getteranno nella fornace ardente dove sarà pianto e stridor di denti" (Mt. 13, 41-42). "Così sarà alla fine del mondo. Verranno gli angeli e separeranno i cattivi dai buoni e li getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridor di denti". (Mt. 13,49-50). "Ma egli risponderà: ‘In verità vi dico: Ogni volta che non avete fatto queste cose ad uno di questi miei fratelli più piccoli, non l’avete fatto a me’. E se ne andranno, questi al supplizio eterno, e i giusti alla vita eterna" (Mt. 25,45-46). "... mentre i figli del regno saranno cacciati fuori nelle tenebre, ove sarà pianto e stridor di denti" (Mt. 8, 12). "Allora il re ordinò ai servi: legatelo mani e piedi e gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridor di denti" (Mt. 22,13). "E il servo fannullone gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridor di denti" (Mt. 25,30). "... lo punirà con rigore e gli infliggerà la sorte che gli ipocriti si meritano: e là sarà pianto e stridor di denti" (Mt. 24,51). "Allontanatevi da me voi tutti operatori di iniquità! Là sarà pianto e stridor di denti... " (Lc. 13,27-28). "...abbi pietà di me, e manda Lazzaro a intingere la punta del dito nell’acqua per rinfrescarmi la lingua, perché son tormentato in questa fiamma (Luca 16,19).

ULTIMI CATECHISMI. "Gesù parla ripetutamente della "Geenna", del "fuoco inestinguibile", che è riservato a chi sino alla fine della vita rifiuta di credere e di convertirsi, e dove possono perire sia l'anima che il corpo" (Catechismo della Chiesa Cattolica, 1034, Papa Giovanni Paolo II). "La Chiesa nel suo insegnamento afferma l'esistenza dell'inferno e la sua eternità. Le anime di coloro che muoiono in stato di peccato mortale, dopo la morte discendono immediatamente negli inferi, dove subiscono le pene dell'inferno, il fuoco eterno". (Catechismo della Chiesa Cattolica, 1034, Papa Giovanni Paolo II). "E' certo che esistono il Paradiso e l'Inferno, lo ha rivelato Dio, promettendo, spesse volte, ai buoni l'eterna vita e il suo stesso gaudio, e minacciando ai cattivi la perdizione e il fuoco eterno". (Catechismo della Dottrina Cristiana, Papa San Pio X, 103-104).

VATICANO II E PAOLO VI. "Siccome non conosciamo né il giorno né l'ora, bisogna, come ci avvisa il Signore, che vegliamo assiduamente, affinché, finito l'unico corso della nostra vita terrena, meritiamo con lui di entrare al banchetto nuziale ed essere annoverati tra i beati, né ci si comandi, come a servi cattivi e pigri, di andare al fuoco eterno, nelle tenebre esteriori dove ci sarà pianto e stridore di denti”. (Concilio Ecum. Vaticano II, Lumen gentium, 48). “(...) Egli è salito al Cielo, e verrà nuovamente, nella gloria, per giudicare i vivi e i morti, ciascuno secondo i propri meriti; sicché andranno alla vita eterna coloro che hanno risposto all'Amore e alla Misericordia di Dio, e andranno nel fuoco inestinguibile coloro che fino all’ultimo vi hanno opposto il loro rifiuto. E il suo Regno non avrà fine” (Papa Paolo VI, Credo del popolo di Dio, 12: AAS 60).

CONCILII E TRADIZIONE CATTOLICA.  Il Simbolo Atanasiano afferma: "I cattivi andranno nel fuoco eterno". Il Conc. Lateranense IV (1215), Cap. 10: "I dannati riceveranno insieme con il diavolo una pena  che dura per sempre". Il Papa Benedetto XII, nella sua Costituzione Dogmatica "Benedictus Deus" (1336), dice: "Definiamo inoltre che, secondo la disposizione generale di Dio, le anime di coloro che muoiono colpevoli di peccato mortale, subito dopo la morte, discendono all’inferno per subirvi le pene infernali" (Denz. 1002). Nell’Inferno ci sarà, come dice Gesù, pianto e stridor di denti; ora chi piange e chi stride i denti soffre tremendamente; le pene infernali dureranno per tutta l’eternità, senza mai finire; questa è anche una verità di fede; la misura della punizione è diversa per i singoli dannati a seconda del grado della loro colpa: lo insegnano il Concilio di Lione (1274) e il Concilio di Firenze (1438-1445). "Perchè dunque il peccatore si volge alle creature con disgusto di Dio, giustamente nell'inferno sarà tormentato dalle stesse creature, dal fuoco e dai demoni; e questa è la pena del senso. Ma perchè la sua colpa maggiore, dove consiste il peccato, è il voltare le spalle a Dio; perciò la pena principale che sarà nell'inferno, sarà la pena del danno. Che è la pena d'aver perduto Dio È di fede che vi è l'inferno. Che cosa è questo inferno? È il luogo dei tormenti, così chiamò l'inferno l'Epulone dannato (Luca 16, 28). Luogo di tormenti, dove tutti i sensi e le potenze del dannato hanno da avere il loro proprio tormento; e quanto più alcuno in un senso avrà offeso Dio, tanto più in quel senso avrà da esser tormentato (Sap. 11, 17)". Sant'Alfonso Maria De Liguori (Vescovo e Dottore della Chiesa).

NON C'E' PEGGIOR CIECO... In conclusione, sarà servita questa esposizione della Dottrina cattolica sull'Inferno? Al nostro buon lettore, certamente sì. Per altri, purtroppo, varrà la risposta di Abramo, invocato dal ricco egoista nell'Inferno: "Ti prego, dunque, o padre, che tu lo mandi (Lazzaro, ndr) a casa di mio padre, perché ho cinque fratelli, affinché attesti loro queste cose, onde non abbiano anch’essi a venire in questo luogo di tormento. Abramo disse: "Hanno Mosè e i profeti; ascoltino quelli". Ed egli: "No, padre Abramo; ma se uno va a loro dai morti, si ravvedranno". Ma Abramo rispose: "Se non ascoltano Mosè e i profeti, non si lasceranno persuadere neppure se uno dei morti risuscitasse" (Luca 16:19-31).

Padre Gervaso

27 marzo 2013