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Codega: "Presidente senza beccare una lira"

Lecco - Il presidente della Comunità Montana Lario Orientale e Valle S. Martino, Giovanni Codega, risponde a un lettore che aveva invocato l'abolizione delle comunità montane in nome dei tagli ai costi della politica.

IL MIO "CARROZZONE". "Egr. Direttore leggo sul suo giornale la lettera del sig. Pino Riva sul tema in oggetto. Sono perfettamente d'accordo con lui sull'utilità delle Province e sull'assurdità di "farle fuori". Sono d'accordo anche sull'abolizione della Comunità Montana della quale sono Presidente, carrozzone di 8 dipendenti che si occupa di sviluppo dell'agricoltura, di antincendio boschivo, di guardie ecologiche volontarie, di tutela del territorio montano, di servizi sociali per i comuni che non sono in grado di gestirli in proprio, ecc. e che consentirebbe a me e a tutti le persone che vi operano gratuitamente, senza nessuna indennità di risparmiare tempo, riposarsi in famiglia e magari di scrivere lettere ai giornali per combattere la noia".

DEMOCRAZIA E PARTECIPAZIONE. "Sarebbe un bel risparmio di tempo e di denaro non per la collettività ma almeno per le nostre famiglie. L'importante - conclude - comunque è tagliare qualcosa: se non si riesce con la casta meglio tagliare la democrazia e la partecipazione come stanno facendo con i comuni... Grazie per l'ospitalità".

EMOLUMENTI ADDIO. Tutto vero. In effetti i presidenti delle Comunità montane hanno dovuto dire addio ai loro emolumenti, come fa notare ironicamente Giovanni Codega. Gli enti che governano, tuttavia, ricevono ancora cospicui finanziamenti dalle Regioni per svolgere attività che potrebbero benissimo essere assolte dagli assessorati provinciali. Per non parlare di certe improbabili "comunità montane" del Mezzogiorno le quali svettano a una cinquantina di metri sul livello del mare...

SOLDI SOTTO IL NASO. Codega è conosciuto come una persona onesta e gli oggettivi miglioramenti di Malgrate, dove è sindaco, ne attestano anche le capacità. Ma come mettere la mano sul fuoco per tanti suoi colleghi presidenti di Comunità montana costretti a vivere senza stipendio e che, tuttavia, si trovano sotto il naso vagonate di quattrini da spendere? Per i più fragili un'autentica tentazione di riprendersi con gli interessi quanto è stato loro tolto, perlomeno di foraggiarsi clientele utili alla prospettiva di carriere politiche verso poltrone più remunerative. Meglio chiudere bottega, come dice il lettore? Una cosa è certa, la democrazia non ci perderà: non risulta che il popolo sovrano abbia mai votato per eleggere gli amministratori di una Comunità montana.

G. F.

27 settembre 2011