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Sulle quote latte balle spaventose: così la pensa Oscar Giannino

Lecco - Caro direttore, non mi stupisce che in campagna elettorale venga riesumata anche la faccenda delle quote latte, visto che ogni pretesto è buono per far dimenticare gli sciagurati maneggi di politici e banchieri.

Sulla questione delle quote latte posso dire che le vere vittime sono i presunti truffatori, coloro che non hanno voluto pagare esorbitanti sanzioni semplicemente per il fatto che non avevano compiuto nulla di illecito, cioè che non avevano per nulla prodotto latte più del consentito. Non riesco a capire perchè si riconosce alle vittime delle famose cartelle esattoriali pazze il diritto di opporsi all'ingiustizia, ma questo non è concesso agli allevatori. Anzi, nei confronti di chi ha osato protestare sono arrivati guai maggiori. La Lega Nord ha cercato di venire incontro a persone oneste ingiustamente accusate ed è stata a sua volta accusata di stare dalla parte dei disonesti.

Ma su questa faccenda la verità è ancora tutta da scrivere, mentre gli esiti delle indagini che assolvono i presunti truffatori vengono oscurati, perchè vanno contro il diktat europeo e le sentenze preconfezionate di Bruxelles e delle lobby del Nord Europa. La cosa più penosa è che sono riusciti a contrappore gli allevatori onesti a quelli "disonesti", quelli che non sforano a quelli che sforano e non pagano le multe. Ma le cose non stanno per nulla così, e vorrei citare la presa di posizione illuminante di una persona che è sempre ben documentata in ciò che afferma: il famoso giornalista economico leader del movimento Fermare il declino, Oscar Giannino. "Una vicenda, quella delle quote latte, in cui per anni la politica di ogni colore ha, nel migliore dei casi, parlato senza conoscere, sulla pelle di un'intera categoria produttiva", dice Giannino.

E aggiunge: "Serve un'indagine parlamentare vera, perché da anni le cose vanno diversamente dal quel che tutti scrivono in merito ai presunti allevatori truffatori. Numerose evidenze supportate dalle risultanze di indagini investigative hanno portato alla luce tali e tante incongruenze nella gestione delle anagrafi bovine e dell’intero sistema di gestione delle quote e delle erogazioni in agricoltura da suggerire la possibilità, tutt’altro che remota, che l’Italia non abbia mai sforato la quota nazionale ad essa assegnata, e che di conseguenza i prelievi sugli allevatori siano di fatto illegittimi".

E ancora: "Penso all'indagine svolta dal colonnello dell'arma dei carabinieri Paolo Mantile del 2010 da cui si evince, testuale, che 'raffrontando il numero capi nelle diverse banche dati con la media produttiva provinciale AIA pur aumentata del 10% in via prudenziale, risulta una differenza produttiva media, rispetto alla produzione totale italiana dichiarata, talmente significativa da mettere in discussione lo stesso splafonamento dello stato italiano e quindi il prelievo supplementare imputato ai produttori a partire dal 1995/96 fino al 2008/09'". Insomma, altro che disonesti a cui attribuire la colpa di 4 miliardi di multe che l'Italia dovrebbe pagare all'Europa. La colpa di questi esborsi, semmai, è di chi resta succube davanti a Bruxelles e alle sue angherie, e non sa difendere i propri cittadini.

Gino Pozzi

7 febbraio 2013