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Con queste tasse insostenibili riducono il popolo in schiavitù

Lecco - Caro direttore, ci viene ripetuto che l’attuale pressione fiscale ha raggiunto e superato di poco il 44%. Nessuno però fornisce informazioni sul livello di pressione fiscale avvertito dalle persone che ogni giorno lottano per la sopravvivenza: tra il 50 e il 53%. Se poi ci riferiamo alle imprese piccole e medie, il dato è impressionante, tra il 63% e il 65%.

Qualcuno dovrebbe spiegare a “big Mario” che questo livello di fiscalità pesa come macigni sugli investimenti delle piccole e medie aziende, rendendoli praticamente impossibili, nonché sulla formazione del personale e sulla ricerca di nuovi prodotti e nuove opportunità, decretando una minor competitività delle aziende sul mercato, una minore offerta e quindi minori consumi.

Che il fisco poi abbia una fetta di responsabilità nella chiusura di tante aziende qui al Nord, non ci sono dubbi. E anche nella chiusura di tantissime partite Iva di professionisti, che nella sola Milano, si vedono costretti a ricorrere a centinaia all’aiuto della Caritas ogni giorno, per consumare un pasto caldo.  E’ ormai pensiero comune che questo stato “democratico e totalitario” stia utilizzando la pressione fiscale per appiattire verso il basso le categorie sociali una volta dinamiche e produttive, per trasformare radicalmente questa società in un agglomerato di soli contribuenti, preparare l’irrilevanza politica degli italiani, svuotare ulteriormente il Popolo del poco potere che ancora gli resta.

Si vuol dare vita ad una politica dai contenuti ridottissimi, con lo scopo di demonizzarla, e renderla accessibile solo a “pochi eletti”. In questo modo si pretenderebbe di far prevalere un nuovo modello politico e di società, che potremmo definire di tipo “asiatico”, tra cinese e indiano. Solo alcune varianti, ma una enormità di garanzie a tutte le economie speculative e della grande finanza a investire in un’Italia addomesticata, con salari sotto il minimo minimo, l’assenza di rappresentanze legali per i lavoratori, una miriade di contratti a termine o a progetto del tipo “usa l’uomo e getta”; un modello in cui non c’è posto per la volontà o il consenso popolare. Un numero ristrettissimo di persone che prendono decisioni, protette da una parte della magistratura un tantino addomesticata, e quindi controllabilissimi.

In pratica il fisco si muove per schiavizzare e opprimere le tradizionali colonne portanti della società civile: la famiglia, le proprietà. E nel mirino c’è anche la Chiesa, che ogni sistema totalitario ha sempre cercato di vessare e distruggere. Questo sistema di potere sta utilizzando la pressione fiscale come una sorta di "lotta di classe", che mira a impoverire, a sottrarre i risparmi (ancora consistenti) agli italiani, a ridurre fortemente le proprietà. Un prelievo fiscale che non attinge più con moderazione dal reddito dei cittadini, che intacca i patrimonie i risparmi di una vita, le riserve economiche, le poche sicurezze che impediscono ancora di scivolare nella povertà (la casa, ad esempio). Questo fisco “da spostati” pretende ormai di prelevare dalle tasche degli italiani percentuali altissime di denaro, da ridurre il popolo in schiavitù, facendolo lavorare gratuitamente per più di metà dell’anno.

Se osserviamo i comportamenti "fiscali" dei governi di sinistra (questa si appresta a colonizzare  e schiavizzare nuovamente il Paese, subito dopo la vittoria elettorale) possiamo ricavare un concetto stravagante e bizzarro, sostenuto dai sinistrorsi, specie gli estremi, e cioè che il risparmio e le proprietà siano "concessioni statali". Che i cittadini italiani debbano essere, cioè,  "salariati dello stato", e che questo possa disporre ampiamente dei frutti del lavoro italiano.

Questa pressione fiscale (assieme agli adempimenti burocratici e all’inevitabile corruzione)  è ormai talmente potente da impedire lo sviluppo di iniziative private e soffoca gli sforzi dell'imprenditoria privata. Si pretende ormai che chi produce non possa più disporre interamente dei propri beni, che questa macchina infermale e statalista possa abusare del denaro sottratto al pubblico, si serva di “politici illuminati” sempre più spinti verso l’appropriazione, la sottrazione di beni. Un bene comune è gravemente danneggiato; questo modo di fare e di pensare la libera iniziativa, il risparmio e la proprietà,  ha contribuito (e contribuisce) fortemente ad innescare la recessione economica, a fomentare la disoccupazione e la povertà.

Goffredo Bursi
(Comitato di Liberazione Fiscale per l’Italia)

10 dicembre 2012