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Sul “caso don Mario” a Lecco tutti zitti-zitti, dal Resegone a Cecchin

Lecco - Egregio direttore, ho visto che la brutta faccenda dell'ormai ex don Mario Bonfanti si è finalmente conclusa come avrebbe dovuto iniziare: via dal sacerdozio e via dalla Chiesa. Ma cosa è rimasto di questo episodio ai fedeli?

E' evidente che un cristiano non può professarsi omosessuale, lo dicono le Scritture sacre, i dottori della Chiesa, i santi, i catechismi, tutti i Papi, ma soprattutto lo dice il buon senso perchè le pulsioni che la dottrina cattolica definisce contronatura vanno contro lo stesso Creatore. Oggi si ammette tutto ma è evidente che se, per consumare l'atto procreativo, fosse ritenuta lecita una parte del corpo che, invece, serve ad altri scopi (e non mi soffermo su quale essa sia...) lo stesso genere umano andrebbe incontro alla propria estinzione! Non per nulla, la Chiesa ha sempre classificato la sodomia come "il peccato che grida vendetta al cospetto di Dio".

Orbene, non poteva esserci posto nella Chiesa per un sacerdote che legittima i pretesi diritti di chi pratica ciò che è odioso al Padre Eterno, e la scomunica rimette, pur tardivamente, un po' le cose a poste. Solo un po', perchè lo sconcerto tra i fedeli è stato tanto, un danno spirituale che nessuno a Lecco si è sentito in dovere di riparare offrendo ai cristiani lecchesi la giusta valutazione di questa penosa e pericolosa vicenda.

Invece se ne sono stati tutti zitti-zitti. Zitto è rimasto mons. Cecchin, prevosto della Basilica di San Niccolò e "gran comunicatore"; zitto è rimasto anche il Resegone online, almeno, da loro io non ho trovato alcuna informazione sulla scomunica di Mario Bonfanti (e spero che la cosa mi sia sfuggita), mentre, invece, avevo letto sullo stesso online un articolo che presentava una iniziativa contro "omofobia" e "transfobia" a cura del Comune di Lecco e dell'associazione gay Renzo e Lucio! Nell'Anno della Fede mi sarei aspettato qualcosa di più e di meglio dagli ambienti curiali lecchesi.

N. N.

6 novembre 2012