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A Monza dei cristiani senza la messa Cosa ne pensa il cardinale Scola?

Lecco - Trovandomi a Monza domenica pomeriggio, ho avuto la fortuna di assistere alla messa tradizionale nella chiesa detta delle Sacramentine, in via Italia 37, nella zona pedonale. Si tratta del rito universalmente in vigore sino ai cambiamenti seguiti al Concilio Vaticano II, celebrato in un facile latino liturgico (di agevole comprensione, anche grazie al foglietto con la traduzione in lingua volgare) e col sacerdote rivolto al tabernacolo, ovvero a Dio, e non al popolo come nelle "assembleari" messe moderne.

GRANDE EDIFICAZIONE. Conosco questa messa, e ne ho sempre avuto grande edificazione. A Monza sinora è stata officiata nella forma della messa letta, senza cantare la liturgia nel gregoriano che, in realtà, costituisce un patrimonio di spiritualità quasi connaturato a questo rito. Cantata o meno, anche questa messa è stata fonte di consolazione, consentendomi di lasciare alle spalle le immagini sconfortanti della nuova liturgia: dal protagonismo fuori luogo dei fedeli alle canzonette stile mulino bianco, dagli stringimenti di mani sudaticce alla comunione in piedi e in mano manco si fosse davanti al distributore delle sigarette...

AMARO RISVEGLIO. Una boccata d'ossigeno spirituale, la messa a cui ho assistito. Un bel sogno conclusosi in un amaro risveglio: alla fine il celebrante ha informato che nel mese di agosto le funzioni saranno sospese. Notizia accolta con grande stupore dai presenti e con vero disappunto da qualche giovane che non ha saputo mascherare i propri sentimenti. Pare che a Monza la messa preconciliare (chiamata "tradizionale" o "messa di sempre", più correttamente tridentina o di san Pio V)  sia stata ottenuta dai fedeli dopo un lungo e tormentoso tira e molla, vista l'opposizione di alcuni esponenti del clero monzese, di orientamento ultraprogressista. Poi l'avvento del lecchese Angelo Scola alla guida dell'arcidiocesi di Milano ha risolto la situazione.

PUBBLICAZIONI DI MARTINI. La messa è stata concessa, ma qualcuno ha continuato a dimostrare un'ostilità degna di miglior causa. Basti pensare che, nella chiesa destinata a questa celebrazione, c'è chi si è premurato di piazzare in bella evidenza una rassegna di pubblicazioni del discusso ex arcivescovo Carlo Maria Martini, per far sentire meno a proprio agio i fedeli della messa tradizionale. Dopo il dispettuccio, lo stop.

NE' CARITA', NE' RISPETTO. Una decisione illogica, visto che, nonostante il periodo vacanziero, i cattolici continuavano a partecipare numerosi (devoti e composti nonchè abbigliati in maniera dignitosa) alla liturgia domenicale. Ma in agosto, a quanto pare, alcuni non hanno diritto alla messa. Chi si sarebbe mai azzardato di cancellare la messa in una qualsiasi parrocchia? Invece, mentre si sprecano ecumenici abbracci e salamelecchi con gli adepti delle più assortite religioni, per i cristiani legati alla liturgia dei propri padri non esiste nè carità nè rispetto. E' cosa nota: una situazione incancrenita in 50 anni di fondamentalismo conciliare e malinteso zelo progessista. Con l'arrivo del nuovo arcivescovo erano in molti ad attendersi una ventata d'aria nuova...

Giulio Ferrari

30 luglio 2012