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Europei, ma chi se ne frega dell'Italia pallonara: questo paese ha già perso

Lecco - Povera Italia, cantava Battiato. E ci si rattrista pensando alla nazionale del football, a certe divette stizzose, arroganti e nullafacenti che intascano vagonate di quattrini per prendere a calci un pallone, nonchè al loro plaudente contorno.

TEMPI DI DECADENZA. Viviamo nello sfascio sociale, morale, economico, culturale di un paese ma milioni di persone trovano il buontempo di sventolare bandiere e saltano di gioia per i successi nel gioco del pallone. Come ai tempi della decadenza di Roma antica, il popolo resta plebe tenuta a bada col metodo collaudato del panem et circenses. E come l'Impero che cedeva sotto la pressione dei barbari, siamo caduti in basso anche noi, accozzaglia di genti senza identità, ormai private di senso e spina dorsale.

PAGARE PER TUTTI. Un popolo espropriato dei frutto del lavoro e calpestato nella sua, assai presunta, potestà democratica, non ribolle di sdegno per l'umiliazione e la spoliazione quotidiana, bensi freme di gioia per 90 minuti di scarpate sull'erbetta. Il risultato su un tabellone non potrà cambiare la sorte perdente di un paese costretto, obtorto collo, all'unità innaturale che impone ad una parte sola di pagare per tutti, banchieri compresi. Rimanga, almeno a qualcuno, quel poco di dignità che trattiene dal gongolare per un pallone ed impone di fregarsene altamente degli europei di calcio.

G. F.

1 luglio 2012