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Don Dubini, vice parroco a Erba, insegna religione al Papa teologo

Erba - Nella Chiesa di oggi, la cui veste non è più precisamente candida come disse l'allora cardinale Joseph Ratzinger, tocca assistere anche a questo: il viceparroco di Crevenna, frazione di Erba a pochi chilometri da Lecco, presume di poter dare lezioni al Papa, cassando le scelte di Benedetto XVI in fatto di sacra liturgia.

CATTEDRA TELEMATICA. Il viceparroco, Dubini don Ettore, non si limita a sorridere a tutti denti dal sito della parrocchia Santa Maria Maddalena, ritratto nella foto accanto a quella del parroco, don Giovanni Aldo Afker. Dall'alto di tale cattedra telematica, Ettore Dubini cala la sua inappellabile sentenza, dopo aver scoperto che "una lettera di Benedetto XVI introdurrà questa variazione nelle celebrazioni eucaristiche in tutta la Chiesa latina"; e cioè il cambiamento della "formula nella Consacrazione Eucaristica", riguardo al sangue di Cristo che non si dirà più “versato per voi e per tutti” bensì “versato per voi e per molti”.

TARALLUCCI E VINO. Dubini se ne stupisce e scandalizza, bocciando la scelta del Pontefice teologo come "un pericolo, ma anche come arroccarsi in una immagine di chiesa che tutto diventa tranne che capace di dialogare con gli uomini d'oggi. In una società multietnica e multireligiosa, affermare che Cristo versa il suo sangue per tutti ha tutto il sapore di un annuncio missionario irrinunciabile". Per alcuni, il solo dogma valido della Chiesa sembra quello dei tarallucci e vino con tutti, fosse anche Satanasso in persona: rispetto a tale filosofia, il Papa ha pronunciato la peggior eresia conferendo alla formula della consacrazione un'accezione restrittiva.

STRACCIARSI LE VESTI. Che dire, c'è proprio da stracciarsi le vesti di fronte alla "bestemmia" di Benedetto XVI! Il vice parroco si sarebbe, invece, risparmiato tanta indignazione leggendo una qualsiasi copia del Vangelo, dove avrebbe appreso che le parole della consacrazione, in versione Benedetto XVI, sono precisamente le stesse che Gesù Cristo pronunciò davanti agli apostoli nell'Ultima Cena. Non per nulla il pro multis (per molti) fu l'espressione impiegata in duemila anni di liturgia.

BRICIOLA DI DOTTRINA. Perchè per molti e non per tutti? E qui bisognerebbe masticare una briciola di dottrina, la quale ha diffusamente chiarito che il Dio fattosi uomo morì certamente per la salvezza di tutti gli uomini, ma di quel Sacrificio trarranno profitto solo quanti applichino a sè stessi i meriti della Croce. Il sangue di Cristo, cioè, venne sparso per i molti (molti perchè la religione cattolica è universale) e per i soli che crederanno a Lui e fuggiranno il peccato. Non per tutti, dunque, perchè altri saranno increduli e peccatori. Questa è la retta Dottrina della Chiesa e, guarda un po', Benedetto XVI non si era sbagliato...  Resta da capire come mai la riforma liturgica seguita al Concilio Vaticano II abbia potuto incorrere in quel grave errore, avendo avuto persino l'ardire di metter mano alle parole pronunziate dal Signore. Anche in questo caso, la Dottrina aiuta: Dio permette il male e l'errore per ottenere il maggior bene della fedeltà dai buoni credenti.

Padre Gervaso

10 maggio 2012