Vannacci dice grandi ovvietà che tutti pensano (anche gli omosessuali e le femministe)
Sul "caso Vannacci" hanno rotto le scatole un po' tutti: quelli che celebrano il generale (peraltro militare d'eccellenza, dotato di quadratissimi e paracadutistici attributi) quale antidoto alla décadence occidentale; e quelli che lo fulminano con le scandalizzate quanto rabbiose scomuniche per omofobia, antifemminismo, razzismo.
Ma quale scandalo... Lo sdegno di chi si sente contrariato dal "Mondo al contrario" è ebete o ipocrita, comunque inconsistente. Il libro di Vannacci, infatti, avrebbe potuto recare la firma di monsieur Lapalisse, tanto sono ovvi gli "inauditi" giudizi che racchiude. Cose che pensano tutti, per prime proprio le pretese categorie "vituperate" dal militare.
Partiamo dall'offesa agli omosex. La bestemmia di Vannacci starebbe nell'aver proclamato che l'omosessualità non rappresenta la normalità. Apriti cielo! Ma non sono proprio i gay, loro per primi, a definirsi ed essere definiti dai loro simpatizzanti, dai loro paladini, dei "diversi"?
Diversi da che? Evidentemente dalla norma, rappresentata dagli eterosessuali. Questo senza addentrarci in considerazioni etiche o senza scomodare la creazione e il Creatore, che nel suo disegno ha pur attribuito alla vagina la normale destinazione dell'atto sessuale invece all'ano il compito della defecazione. Tanto per restare nel campo delle grandi ovvietà.
Ma Vannacci, rincarano i queruli, ha offeso anche le femministe, definendole "fattucchiere". Questi accusatori chiacchieroni soffrono di smemoratezza, o soltanto "dimenticano" di ricordare? Qualche portata di pesce a pranzo e cena potrebbe far tornare alla mente degli sbiellati lo slogan principe del movimento femminista, urlato in tutte le piazze, issato con tutti gli striscioni alle manifestazioni degli anni 70-80: "Tremate, tremate le streghe son tornate!". Streghe o fattucchiere, Vannacci non s'è inventato nulla, mutuando l'autodefinizione delle stesse femministe.
Quanto all'accusa di razzismo, che non si nega a nessuno, sanziona l'attenta osservazione dedicata dal generale alle fattezze di una pallavolista di colore e la relativa considerazione che tali sembianze non rispecchierebbero i lineamenti dell'italianità, benchè la stessa giocatrice indossi la maglia azzurra. Vannacci sarebbe, dunque, colpevole di aver proclamato la differenza razziale.
Che dire: se è nera, bianca non è, con tutto rispetto ci si arriva anche senza l'imbeccata del generale. Ma poi, questa tal pallavolista non è la stessa che enfatizzò proprio l'appartenenza razziale, lamentandosi di presunti atteggiamenti discriminatori subiti in relazione alla non-italianità e rimproverando agli italiani il mancato rispetto della sua negrezza?
In sostanza, il generale non ha fatto altro che ripetere ciò che omosessuali, femministe e qualche sportiva di origine d'importazione hanno detto di sè stessi. Tutt'al più, a Vannacci si potrebbe contestare la scontatezza di alcune affermazioni.
Allora l'ex comandante della Folgore e del Col Moschin ha perso il suo tempo e ce lo fa perdere con il suo "Mondo al Contrario"? Ma no, perché pur non aggiungendo nulla all'evidenza, anzi proprio per questo, il generale Vannacci ha, magari inconsapevolmente, attuato la profezia di Gilbert Keith Chesterton. Il grande scrittore inglese predisse per i nostri tempi alla rovescia e di confusione mentale: «Fuochi verranno attizzati per testimoniare che due più due fa quattro. Spade saranno sguainate per dimostrare che le foglie sono verdi in estate». O che il diverso non è normale, le streghe son fattucchiere, gli africani hanno la pelle nera.
Giulio Ferrari
13 ottobre 2023