Invia articolo Stampa articolo
"Gattinoni ecologista? Sulle cave Lecco impari da Novate Mezzola"

Lecco (Lècch) - Il Comitato Salviamo il Magnodeno rileva una coincidenza imbarazzante per il sindaco "ecologista" di Lecco. Mentre a Lecco si è dato il via libera alle escavazioni almeno fino al 2034, il piccolo Comune di Novate Mezzola ha detto no all'ampliamento della cava.

"Con un “tempismo sfortunato” per la giunta Gattinoni - sottolinea il Comitato in una nota - è la notizia di cronaca in cui il piccolo Comune di Novate Mezzola ha espresso in 7 punti un parere negativo motivato nel Paur per l’ampliamento della cava sita nel Comune. L’amministrazione ha, inoltre, chiesto lo stralcio del Piano Cave, si è avvalso di studi esterni e ha scritto direttamente al presidente Fontana".

Al contrario, protesta il Comitato, a Lecco si è espresso un parere positivo, approvando l’escavazione almeno fino al 2034. "Successivamente il Consiglio comunale ha deliberato una modifica all’interno del Piano di Governo del Territorio: il Comune ha cioè espresso la volontà di rendere pubblica l’area della cava di Vaiolo Alta quando la voragine sarà completata e difatti la legge permette che il sito estrattivo, qualora l’azienda autorizzata a cavare sia anche proprietaria dei terreni, possa essere ceduto poi al Comune".

Per il Comitato, in sostanza sarebbe una scelta di facciata: "Si tratta di un’operazione che non contrasta il proseguo dell’attività estrattiva nel Comune di Lecco: secondo il vigente Piano Cave provinciale approvato dalla Regione nel 2015, con parere favorevole del Consiglio comunale di Lecco, il sito di Vaiolo Alta è infatti già considerato in esaurimento. In quella giunta era assessore all’ambiente l’attuale presidente della Commissione V - ambiente - Vittorio Campione".

"L’uso pubblico - continua il comunicato - è presentato come un grande passo “politico” in avanti verso la fine definitiva dell’escavazione sul Magnodeno, ma qualora al termine dell’attuale Piano Cave provinciale (2034) si “scoprisse” che il sito estrattivo sia dotato di ulteriori giacimenti sfruttabili, la destinazione dello strumento urbanistico verrebbe facilmente superata. Mentre se i giacimenti fossero esauriti, l’escavazione giungerebbe naturalmente al suo termine e nessuno ne avrà merito".

"Purtroppo - prosegue la nota del Comitato -, se si avesse realmente voluto ottenere un’area con rimodellamenti di fronte più “morbidi” e adatti a maggiori usi pubblici, il Comune avrebbe già dovuto esprimersi nell’iter autorizzativo (Paur) con proposte tecniche, ma di fonte politica. Avrebbe dovuto, non è stato né fatto né proposto. Con il parere favorevole nel Paur, la Giunta ha delegato la problematica al futuro post 2034 e di fatto ad altri: viene da credere che tale delibera, a conti fatti, sia pura propaganda o poco di più".

Il Comitato Salviamo il Magnodeno, infine, rileva che "per mesi le forze comunali, e per ultimo il sindaco Gattinoni sul “piccolo schermo”, hanno sostenuto che il Comune di Lecco non poteva dire di no, che l’azienda era già in possesso di un’autorizzazione regionale e che al massimo si poteva dire come scavare. Ci siamo sforzati molto per spiegare, pensando nella buonafede di molti consiglieri e liste, che le cose non erano già predeterminate, che la pianificazione del 2015 necessitava l’autorizzazione su cui veniva chiesto parere al Comune capoluogo. Ora, apprendendo la notizia della prova di ascolto dei propri cittadini da parte del piccolo comune valchiavennasco a cui è seguita una condotta dignitosa e coraggiosa, non possiamo evitare di constatare di vivere sul ramo politicamente secco del lago".

Foto: immagine delle cave dal crocione del S. Martino (Martina Corti)

21 giugno 2021