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Presi i banditi seriali di Merate: uno ha il reddito di cittadinanza

Merate (Meràa) - Brillante operazione dei Carabinieri che hanno catturato la pericolosa banda responsabile di una cinquantina di assalti alle case tra Meratese e Bergamasca. In manette 4 albanesi e il loro complice italiano, un ex secondino che percepisce il reddito di cittadinanza dall'agosto 2020.

Nella nottata scorsa, in Verona e Canonica d’Adda (BG), i Carabinieri della Compagnia di Merate hanno dato esecuzione ad una ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di un cittadino italiano e 4 albanesi, dai 29 ai 56 anni. Sono tutti indiziati di 47 furti in abitazione, avvenuti da novembre 2020 in vari paesi del Meratese e della limitrofa Bergamasca, in particolare nei comuni di Merate, Imbersago, Montevecchia, Olginate, Calco, Valghegrentino, Garlate, Calolziocorte, Carenno e Villa d’Adda.

Altre 3 persone, un uomo ed una donna albanesi ed una rumena, sono state invece deferite in stato di libertà perché, pur essendo ritenute complici in alcuni episodi, hanno svolto ruoli minori. Si reputa trattarsi della banda che ha imperversato nei mesi scorsi nella frazione Sartirana del comune di Merate, che tanto allarme sociale aveva suscitato.

Proprio da quegli episodi, lo scorso novembre sono partite le indagini dell’Aliquota Operativa della Compagnia, in collaborazione con i colleghi della Stazione di Merate, condotte in maniera tradizionale con lunghi appostamenti, affiancati da accertamenti di tipo tecnico, sotto la costante direzione della Procura della Repubblica di Lecco, che, recependo le risultanze investigative, ha formulato al gip del locale Tribunale la richiesta di emissione della misura restrittiva.

Il capillare controllo del territorio delle pattuglie discretamente dispiegate, con colori d’istituto e civili, anche con il supporto delle Squadre d’Intervento Operativo del 3° Reggimento Cc “Lombardia”, ha permesso nei mesi scorsi di focalizzare l’attenzione su alcuni mezzi sospetti parcheggiati in zona, di cui si è accertato in seguito il loro utilizzo per compiere i furti, non direttamente riconducibili ad alcuno degli indagati. Questi erano tutti di fatto senza fissa dimora ma, nonostante ciò abbia reso più difficili le investigazioni, sono state individuate delle abitazioni in appoggio, site in comuni non distanti dalle zone verso cui poi si dirigevano per compiere le loro razzie.

Gli orari preferiti per i furti erano quelli tardo pomeridiani in inverno, in cui si poteva approfittare dell’oscurità e dell’assenza delle persone da casa, e, con l’approssimarsi dell’estate, della notte fonda. Nonostante il timore di essere controllati dalle forze dell’ordine, i fermati hanno più volte sfidato il lockdown e non si sono fatti troppi scrupoli di essere scoperti dai proprietari che dormivano in casa.

Gli arresti disposti dall’autorità giudiziaria hanno permesso di interrompere una spirale di furti che sarebbe continuata ad andare avanti e si sarebbe potuta acuire con il periodo vacanziero estivo: le persone individuate, infatti, non ricercando una stabile attività lavorativa regolare, si erano dedicati in questa attività a tempo pieno.

Tre degli indagati sono stati fermati in autostrada, nei pressi di Verona, mentre si stavano allontanando in macchina per recarsi temporaneamente all’estero; altri due sono stati sorpresi in una delle abitazioni in uso. Rinvenuti e sottoposti a sequestro numerosi arnesi da scasso e la somma totale in contanti di circa 5.000 euro, ritenuta parte del provento delle attività illecite.

Sono in corso accertamenti sui canali di ricettazione della merce rubata. E’ stato stimato che, approssimativamente, il valore della refurtiva asportata si aggiri intorno ad oltre 100.000 euro.

Nella vicenda si aggiungono anche due particolari singolari. L’italiano destinatario dell’ordinanza, il 56enne A.D., in passato era stato un poliziotto penitenziario, poi tratto in arresto poiché accusato di essere colluso con alcuni detenuti a cui venivano procurati cellulari e stupefacente. Lo stesso, da agosto 2020, percepisce il reddito di cittadinanza. Verranno avviate le procedure con la competente direzione provinciale dell’Inps per l’immediata revoca del beneficio.

Gli arrestati sono stati condotti nelle carceri di Verona e Bergamo, in attesa dell’interrogatorio di garanzia da parte del giudice per le indagini preliminari.

16 giugno 2021