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L'8 marzo diventa festa del lavoro... ma con stipendi simili è una beffa

Lecco - Mai come quest'anno l'8 marzo si è svolto all'insegna della questione donna e lavoro. In qualsiasi celebrazione della festa della donna si sono ascoltate parole di rammarico per la scarsa presenza femminile in fabbrica e ufficio.

ESSENZIALE FUNZIONE. Nel Belpaese una donna su due non lavora, o meglio lavora da casalinga, e questa circostanza scandalizza chi associa l'attività lavorativa alla riuscita personale. Equazione vera in ambito maschile, ma non applicabile automaticamente all'altra metà del cielo. Ce lo spiega la Costituzione italiana che, all'art.37, riconosce alla donna la sua "essenziale funzione familiare". La natura non cambia e, presto o tarsi, riprende il sopravvento sull'ideologia. Molte donne, come dimostra l'alta percentuale europea di lavoro femminile part time, continuano a sentirsi più realizzate come angeli del focolare che come forza lavoro, e nessuno ha il diritto di disprezzare questa scelta. Anche perchè sarebbe facile, per le casalinghe, ribaltare la commiserazione verso le vittime del mercato del lavoro nazionale, il più misero e terzomondiale di tutta l'Europa.

GLI STIPENDI PIU' BASSI. Lasciamo stare il paragone con gli stratosferici stipendi elvetici: già nel confronto con i compensi medi degli altri paesi, quelli nostrani risultano i più pidocchiosi a causa della vorace fiscalità dello Stato italiano. Le comparazioni statistiche rivelano che i nostri stipendi equivalgono a meno della metà di quanto si percepisce nel Lussemburgo, in Olanda o in Germania. Molto più elevati anche quelli di paesi come Irlanda, Finlandia, Francia e Austria ma ci superano abbondantemente anche nazioni cosiddette "in crisi" come la Grecia e la Spagna e persino la mediterranea Cipro. Insomma, nei discorsi del prossimo 8 marzo forse è meglio cambiare argomento.

A. C.

9 marzo 2012