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Lecco, il monito del cardinale dopo la faccenda di don Bonfanti

“SCHIAFFONI” A BONFANTI. Lecco – Nella parrocchia del Caleotto, in festa per la Dedicazione a san Giuseppe, Domenica il cardinale Angelo Scola ha lanciato un monito che è suonato come un severo richiamo, metaforici schiaffoni, dopo la polemica filo-omosex innescata da un prete in prestito alla parrocchia di Perego.

SECONDO DIO. Chi ha orecchie per intendere intenda. Durante la predica al Caleotto, Scola non pronuncia il nome di don Mario Bonfanti, ma sente la necessità di riaffermare l'amore secondo natura e secondo Dio: circostanza che fa pensare, dopo il can-can sollevato dal coadiutore schierato dalla parte degli omosessuali, lamentando discriminazioni a suo danno a causa di queste prese di posizione.

O UOMINI O DONNE. Mobilitati al fianco del viceparroco di Perego, sul territorio e sul web, "catto-progressisti", attivisti della sinistra, gli immancabili militanti atei e anticlericali. Così, di fronte al disorientamento dei fedeli, l'arcivescovo di Milano condanna la "confusione" che si crea con la "perdita dei fondamentali di fede" e ribadisce che l'amore cristiano è tra uomo e donna. In una Curia da lungo tempo assente, il cardinale prova a portare un po' di ordine, almeno tra le coscienze dei fedeli, ristabilendo le cose come stanno. "Siamo stati creati fin dall'origine o come uomini o come donne", ribadisce l'arcivescovo nella sua omelia al Caleotto, adesso chiesa di S. Giuseppe. Un perentorio richiamo: come con collegarlo alla polemica che, in questi giorni, sta travagliando il Lecchese?

RAPPORTO SERIO. Ma Scola è ancora più preciso e diretto: "Viviamo - afferma - dentro questa differenza sessuale, questo ci è dato per aprirci all'altro, imparare un amore fecondo che genera la vita e pertanto noi proponiamo a tutta la società la bellezza del matrimonio come unione fedele stabile, unione aperta alla vita tra un uomo e una donna: ecco il modo solido e pacifico di stare dentro la realtà per quanto riguarda gli affetti". Uomo e donna, tertium non datur: questo il comportamento, aggiunge il cardinale, di un "uomo che ha un rapporto serio con Dio, con gli altri e con se stesso".

CONFUSIONE SUI FONDAMENTALI. Non manca un significativo riferimento ai seminatori di zizzania, a chi opera in ambito cristiano magari riempiendosi la bocca della parola amore ma è lontano dalla legge di Dio: "Doloroso constatare - rileva - quanta confusione sui fondamentali della vita circola, talora, anche nelle nostre comunità circa il senso vero dell'amore". Un ultimo monito del cardinale è rivolto all'obbligo festivo, "anzitutto recupero della presenza esplicita di Dio e valenza di dimensione famigliare e comnuitaria. Un errore perdere tutto questo, si perde il valore del riposo".

19 marzo 2012